Recensione di “Voce del Mare”

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Autore: Natasha Bowen

Casa editrice: Mondadori

Anno di pubblicazione: 2022

Genere: Fantasy

Trama: Un tempo, quando era ancora umana, Simi pregava gli dèi. Ora che è una sirena, una Mami Wata, è al loro servizio, anche se non riesce a rinunciare ai ricordi della sua vita precedente. Il suo compito, come quello delle sue sei sorelle, è di cercare e raccogliere le anime degli uomini e delle donne gettati in mare dalle imbarcazioni cariche di schiavi dirette al Nuovo Mondo; e, dopo averle onorate, fare in modo che possano tornare, benedette, alla loro terra d’origine. Ma un giorno, quando da una di quelle navi viene buttato in acqua un ragazzo ancora in vita, avviene l’impensabile. Simi decide di portarlo in salvo, contravvenendo così a una delle più antiche e inviolabili disposizioni divine. Per fare ammenda, sarà costretta a recarsi al cospetto di Olodumare, il Creatore Supremo, ma per poterlo incontrare, dovrà prima affrontare un viaggio pieno di ostacoli, nel corso del quale incontrerà terre ricche di insidie e creature leggendarie e si ritroverà ancora una volta a sfidare gli dèi, mettendo a rischio non solo il destino di tutte le Mami Wata ma anche quello del mondo così come lo ha conosciuto fino ad allora.

Recensione: La recensione di oggi è sicuramente una di quelle che vogliono mettere in risalto un libro che secondo il mio modesto potere ha del grande potenziale e che può davvero dare molto al panorama del Fantasy odierno.
“Voce del mare” viene presentato come un retelling de La Sirenetta. Pensarlo in questi termini a mio parere risulta riduttivo perché a parte gli elementi principali della fiaba, la storia della Bowen ha una struttura propria, un suo sviluppo originale e molte influenze dal mondo di miti e leggende poco conosciute. Se proprio vogliamo, in alcune aspetti a me ha ricordato ad esempio “Il Mago di Oz”, soprattutto per il gruppo di amici che devono intraprendere la ricerca della divinità per fare ammenda e ristabilire l’equilibrio iniziale degli eventi.


Sicuramente la prima cosa che salta all’occhio del lettore, a cominciare dai nostri protagonisti, è la fortissima passione dell’autrice per la storia africana e tutto ciò che riguarda i miti africani.
In un connubio perfetto, la scrittrice riesce a fondere leggende, fiaba e elementi fantastici, dando origine ad una storytel completamente nuova che vi farà  sorridere dalla nostalgia ogni volta che vi ritroverete un elemento in parte famigliare.
Ho apprezzato sicuramente la scrittura di Bowen: celebrativa e suggestiva come le storie di una volta; allo stesso tempo però anche potente e coinvolgente come i migliori fantasy moderni.


La nostra protagonista è  una sirena che farebbe di tutto per salvare i propri affetti e per proteggere quello che ha di più caro. È  stata in passato un’umana e con sé porta i ricordi di una vita che influenzano tutt’oggi  il suo modo di pensare e di agire. Ormai dovrebbe essere al di sopra di tutto quello che è semplicemente considerato umano; eppure sono ancora le emozioni e i sentimenti a renderla viva e a spingerla a compiere gesti importanti, come sfidare gli dei, per le persone a cui tiene.
Anche gli altri personaggi sono ben caratterizzati: la scrittrice, attraverso racconti e ricordi, indaga sulla personalità  di ognuno e ne delinea un quadro psicologico ben chiaro, permettendo al lettore di avere di fronte un panorama di personaggi molto diversi tra loro ma con storie e sofferenze molto simili, capaci di unirli e di farli legare tra loro in maniera indissolubile.


Il tema del sacrificio è  un po’ il perno di tutto: come ne “La sirenetta” quando si tiene a qualcuno o lo si ama, siamo disposti a qualsiasi cosa pur di proteggerlo, sacrificando anche noi stessi e quelli che sono i nostri desideri.


Ho trovato eccezionale tutto il world building che in questo libro è  composto principalmente da un contesto mitico, da creature leggendarie e in secondo luogo da luoghi unici che arricchiscono la storia, la rendono unica e invogliano il lettore a conoscerne ogni elemento in tutte le sue parti.
Difatti non sono leggende che abbiamo sentito spesso: sono nuove e , pur avendo dei punti in comune con quelle più  famose, ci affascinano per la complessità e l’estrosità.


Inoltre i riferimenti alla vera storia del popolo africano, così come i richiami a quella parte di storia vera legata alla “tratta degli schiavi” durante la conquista del Nuovo Mondo, rendono questo libro ancora più unico e soprattutto una vera e propria denuncia, pur essendo un fantasy e non libro puramente storico. Troppo spesso il fantasy viene criticato come genere perché considerato superficiale e di poco spessore. Bowen stravolge completamente questo modo di vedere il genere e lo usa invece come elemento di forza per rendere ancora più  potente la sua voce rivelatrice.


C’è  un elemento che a mio parere per alcuni può essere un pregio, per altri un difetto: la lentezza con cui questa storia viene narrata, con cui tutti gli elementi vengono inseriti nel grande puzzle e con cui le relazioni si sviluppano. Per quanto mi riguarda, ho trovato questo aspetto un punto a suo favore. Abbiamo bisogno di libri che si prendono il tempo necessario per introdurci alla storia, narrarla in ogni sua parte e farcela apprezzare a pieno. Abituati forse al “troppo e subito” di alcune altre storie , questa invece ci dice “rilassati e goditi questo racconto, senza fretta e con il giusto trasporto“, permettendoci di assorbirne ogni piccola goccia in un oceano di emozioni.

Le ultime 50 pagine sono riuscite a spezzarmi il cuoricino e a intaccare questa dura corazza che mi porto dietro da tante letture. Ora non mi resta che attendere con ansia il secondo volume per immergermi nuovamente in questo retelling fantastico.

7+

11 Risposte a “Recensione di “Voce del Mare””

  1. Per me l’ambientazione è sicuramente il punto di forza di questo libro. Davvero un piacere per gli occhi immaginare tutti quei blu e verdi marini

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  2. Ho apprezzato veramente molto questo libro e non vedo l’ora di leggere il seguito. Bellissima la tua recensione

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  3. Sulla questione del giusto tempo che una storia deve concedersi mi trovi d’accordo ma solo in parte. Se lo scrittore è abile nella scrittura il discorso vale. Altrimenti c’è il rischio subentri la noia.

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  4. Dipende da come viene gestita, per me la “lentezza” di un libro può essere positiva, utile per capire meglio la trama e approfondire alcuni aspetti della storia, oppure può essere una cosa estremamente negativa (come più spesso accade)

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  5. Non sei la prima che parla molto bene del worldbuilding di questi libri, la storia mi sembra anche interessante 😊

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  6. Per me, nonostante tutto, è stato un libro senza infamia né lode. Un po’ come se l’autrice non avesse una penna all’altezza del messaggio che voleva mandare. Però alla fine è stata una lettura piacevole, nel complesso

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