Recensione di “De Opale Raptus”

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Autore: Gavriel Sevrin

Casa editrice: Youcanprint

Anno di pubblicazione: 2019

Genere: Fantasy

Trama: Per l’apprendista bibliotecario Francesco Caldomartello sembra un giorno come tanti altri: l’ostilità dei compaesani nei confronti di un sospetto eretico come lui, il ritardo al lavoro condito dall’immancabile ramanzina da parte del vecchio e burbero bibliotecario Gugliemo Scudieri e un’infinità di noiose mansioni da svolgere tra gli amati libri. Tuttavia, quell’agrodolce quotidianità non è destinata a durare: l’Inquisizione è stata sguinzagliata alla ricerca di eretici tra la popolazione e, proprio quel giorno, un misterioso individuo sta consultando i volumi della biblioteca. L’identità del visitare sconvolge profondamente il bibliotecario, ma ciò è solo il preludio del folle viaggio il cui il giovane Francesco verrà trascinato.

Recensione: Scusate il ritardo per questa recensione ma tra impegni lavorativi vari e mole del libro, ci ho messo più del dovuto. E si! Abbiamo a che fare con un bel mattonazzo (come piacciono a me) fantasy tutto italiano che intreccia aspetti simili al Mago di Oz, nella ricerca di qualcosa che in realtà i personaggi possiedono già e a Il signore degli , per la scelta delle figure fantastiche che affronteranno un viaggio comune. Partiamo col parlare dello stile di scrittura: l’autore ha una notevolissima capacità di scrivere in maniera semplice e diretta, rendendo il romanzo piacevole e scorrevole. Ho apprezzato molto la sua loquacità descrittiva che mi ha permesso di crearmi un’immagine quasi tangibile di tutto il world building. Inoltre ci vengono presentati innumerevoli personaggi, ognuno rappresentativo della propria categoria ma allo stesso tempo portatore di proprie peculiarità; altro grande punto a favore del libro. Come dicevo, il racconto è tempestato di creature mitologiche e magiche, descritte minuziosamente, a tal punto da riuscire a farsi un’idea quasi precisa di ognuna durante la lettura. Quello che invece avrei gradito di più, sarebbe stato maggiore spazio alla narrazione della storia e all’approfondimento della personalità di alcune figure in particolare come Il Drago e il Minotauro. La storia ruota intorno a Francesco, il nostro bibliotecario protagonista che incontra, durante le sue avventure, diverse creature magiche con cui intraprenderà non solo un viaggio avventuroso ma anche una vera crescita personale. Il ragazzo infatti non è il solito eroe dei romanzi fantasy. Potremo considerarla una persona insicura, poco audace, per niente combattiva e con problemi di autostima. Il che non è un male se, per certi versi, non lo fosse stato fin troppo. Difatti a Francesco vengono riconosciute, da tutti quelli che incontra, qualità che hanno a che fare semplicemente con il suo “essere umano” e con la natura della sua esistenza. Ben poco è attribuibile a questioni caratteriali o di forza interiore. Per fortuna Francesco si ritroverà a riflettere su diversi aspetti della sua vita grazie al confronto con gli altri e sarà portato a mettere in discussione alcune sue certezze, cambiando credenze e riuscendo alla fine ad emergere come persona dotata di spina dorsale. Aspetto sicuramente molto apprezzabile di tutta la storia, è il voler mettere in rilievo la diversità nella sua accezione più positiva. Da sempre nel mondo magico, così come nel mondo umano, esistono differenze, disparità e faide insensate tra le varie creature fantastiche. Alcune si considerano superiori, altre pensano di avere diritti per nascita e altre ancora sono costrette a sopperire in diversi modi alle mancanze dovute ad una condizione svantaggiata. Il nostro protagonista si renderà conto che tutto ciò è simile a quello che lui stesso ha vissuto e continua a vivere nel proprio mondo; si ritroverà ad aiutare i suoi amici nell’accettazione del diverso, “dell’altro” e nel raggiungimento di una solidarietà tra specie dissimili. Il messaggio a mio parere è molto bello e l’aspetto fantasy non fa altro che rendere il tutto più accessibile anche ai meno interessati alla narrativa di questo genere. L’aspetto che ho trovato più difficoltoso nella lettura è legato alla lunghezza dei capitoli e spesso alla ridondanza di alcuni argomenti. Ci ritroviamo a leggere lunghi dialoghi oppure racconti “flash back”, fatti dagli stessi personaggi, a mio parere lunghissimi che hanno reso più lenta la lettura. Inoltre ci sono alcuni aspetti legati proprio alle origini del mondo descritto e alla natura della pietra oscura che a mio parere potevano essere approfonditi. Non so se il libro avrà un seguito; in quel caso sicuramente l’autore vorrà lasciarsi alcuni aspetti misteriosi al fine di risolverli nel volume successivo.

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12 Risposte a “Recensione di “De Opale Raptus””

  1. Ma che carina la trama *-* peccato che non ci sia l’immagine della copertina, avrei tanto voluto vederla

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