Recensione di “Falce”

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Autore: Neal Shusterman

Casa editrice: Mondadori Oscarvault

Anno di pubblicazione: 2020

Genere: Fantasy, Distopico

Trama: Un mondo senza fame, senza guerre, senza povertà, senza malattie. Un mondo senza morte. Un mondo in cui l’umanità è riuscita a sconfiggere i suoi incubi peggiori. A occuparsi di tutte le necessità della razza umana è il Thunderhead, un’immensa, onnisciente e onnipotente intelligenza artificiale. Il Thunderhead non sbaglia mai, e soprattutto non ha sentimenti, né rimorsi, né rimpianti. Quello in cui vivono i due adolescenti Citra Terranova e Rowan Damisch è davvero un mondo perfetto. O così appare. Se nessuno muore più, infatti, tenere la pressione demografica sotto controllo diventa un vincolo ineluttabile. Anche l’efficienza del Thunderhead ha dei limiti e non può provvedere alle esigenze di una popolazione in continua crescita. Per questo ogni anno un certo numero di persone deve essere “spigolato”. In termini meno poetici: ucciso. Il delicato quanto cruciale incarico è affidato alle cosiddette falci, le uniche a poter decidere quali vite devono finire. Quando la Compagnia delle falci decide di reclutare nuovi membri, il Venerando Maestro Faraday sceglie come apprendisti proprio Citra e Rowan. Schietti, coraggiosi, onesti, i due ragazzi non ne vogliono sapere di diventare degli assassini. E questo fa di loro delle falci potenzialmente perfette.

Recensione: Sono davvero contenta di aver letto questo distopico perché è stata una piacevole sorpresa. Pur non amando particolarmente il genere, mi sono voluta buttare in questa nuova lettura, sopratutto per il tema fulcro di tutta la storia: la Morte. Vera e indiscussa protagonista, la morte è stata sconfitta dall’uomo però ha ancora un peso fondamentale sulla vita di ognuno. Le falci sono coloro che devono occuparsi di spigolare la gente affinché ci sia un giusto equilibrio demografico. Eppure insieme alla morte, di certo, non sono spariti tutti gli aspetti e i sentimenti che le ruotano attorno: paura, rabbia, dolore e odio. L’uomo è ancora imperniato di queste emozioni e, nonostante il Thunderhead pensi di avere tutto sotto controllo, non può manipolare completamente la parte più irrazionale dell’essere umano. Lo stile di scrittura è ritmico, dinamico e incalzante. Sin dalle prime pagine ci troviamo immersi in una storia che sa come catturarci, tenendo sempre alta l’attenzione (e la tensione!) e coinvolgendo il lettore fin dentro il nocciolo della questione. La narrazione si alterna con delle pagine scritte a diario; sono le stesse Falci che, attraverso questi resoconti, ci portano a riflettere sul peso del concetto di morte per l’uomo, sulla reale sconfitta della dipartita, sul bisogno del trapasso non solo come elemento naturale dell’esistenza ma anche aspetto di evoluzione e di cambiamento dell’uomo. Difatti pensiamo ad un mondo senza morte: ogni persona in realtà potrebbe vivere una sorta di immortalità. L’immortalità a suo volta però comporterebbe una perdita di obiettivi, di stimoli e di progettazione esistenziale. Ecco che l’assenza di morte, in realtà, priva l’uomo di tutti quegli elementi necessari alla propria esistenza. Che vita sarebbe senza uno scopo? Un fine ultimo? Sapere di morire prevede anche la paura della perdita e di conseguenza la visione della propria esistenza come qualcosa di cui godere giorno per giorno, assaporandone ogni momento come fosse l’ultimo. Nel momento in cui l’essere umano smette di avere paura della propria dipartita, smette anche di godere degli attimi di vita, accumulando un’innumerevole numero di giorni sulla terra senza reale valore. Le stesse falci ne sanno qualcosa, visto che possono fare affidamento sul settimo emendamento ovvero quello di “autospigolarsi”. Ho trovato molto interessante questa riflessione e il modo in cui passo per passo l’autore ci accompagna sempre di più ad un livello profondo di analisi. Emerge poi, come dicevo precedentemente, l’aspetto fallimentare di tutto il sistema. L’uomo conserverà sempre la sua voglia di prevaricazione, il suo bisogno di affermazione anche a discapito di altri e purtroppo in alcuni casi anche la sua sete di violenza. Rabbia e dolore possono essere micce scatenanti di processi primordiali e arcaici mirati alla distruzione dell’altro. La morte per cui torna come strumento di soddisfazione violenta e distruttrice, difficile da scardinare. Altro punto a favore di questo romanzo è stato senza dubbio la scelta e la costruzione dei personaggi. Il fatto che i due protagonisti siano degli adolescenti ha reso ai miei occhi il tutto ancora più agghiacciante, spesso freddo e spietato. Ecco che uno dei tabù più grandi della nostra esistenza, diventa il mondo intorno al quale ruotano le due giovani vite, sviluppando poco alla volta una visione diversa sia della morte stessa, sia di coloro che si occupano di infierirla. Alcune volte sembra snaturata dei suoi aspetti più fondamentali, altre volte investita quasi di un velo mistico capace di muovere masse e menti. La crudeltà riflessiva alla quale ti spinge la lettura delle vicende di Citra e Rowan non ha eguali e, a mio parere, rimane uno degli aspetti più apprezzabili di tutta la storia. Sicuramente tutto l’impianto strutturale sul quale si basa il libro è magistrale; l’autore non ha lasciato nulla al caso e ogni cosa è definita nei dettagli, portando in scena un vero e proprio mondo post-morte con leggi, regole e organi funzionali ben definiti. Tanto di cappello per il lavoro di precisione che l’autore ha messo in atto. È un libro che consiglio? Sicuramente! Può piacere a tutti? Non è detto, se non si colgono gli aspetti più profondi di riflessione e si rimane ad un livello superficiale di lettura. Detto ciò mi auguro che il secondo volume esca presto per l’Italia perché voglio saperne di più e perché voglio capire come tutto il sistema descritto crolli, rimandando gli uomini al caos evolutivo (perché nei migliori distopici il sistema DEVE crollare!).

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12 Risposte a “Recensione di “Falce””

  1. Dovrei iniziare anche io a leggerlo, anche se non so ancora se lo farò a breve, ma mi ispira e ce l’ho nella tbr di questo mese. Chissà se riuscirò a leggerlo

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