Recensione di “Solo una parola”

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Autore: Matteo Corradini, illustrazioni di S. Cucculelli

Casa editrice: Rizzoli

Anno di pubblicazione: 2020

Genere: Narrativa ragazzi

Trama: Venezia, 1938. Roberto è un bambino normale, o almeno così ha sempre creduto. Finché le persone intorno non cominciano a fargli notare che non è come tutti gli altri, perché lui ha gli occhiali. E forse è meglio che non si facciano vedere in sua compagnia. E forse è meglio che cambi scuola, che vada in una scuola per soli bambini con gli occhiali… Un meccanismo semplice ma disumano, così simile a quello che è stato alla base della persecuzione e dello sterminio degli ebrei, e così simile a molti pregiudizi ancora oggi vivi nella nostra società. Prendendo spunto dalla storia vera di Roberto Bassi, bambino ebreo espulso dalla sua scuola elementare, raccontata nel documentario di Giorgio Treves “1938 – Diversi”, prodotto da Tangram Film, Matteo Corradini scrive un racconto dalla grande forza simbolica interpretata magistralmente dalle illustrazioni di Sonia Cucculelli. Nella parte conclusiva del libro, l’autore racconta ai ragazzi, immaginando le loro domande, che cosa sono state le leggi razziali e quali effetti hanno avuto sull’Italia di ottant’anni fa.

Recensione: Credo sia doveroso per me (e per tutti) leggere almeno nel Giorno della Memoria, un libro a tema che parli e gridi al mondo ciò che, come diceva Primo Levi, è impossibile comprendere ma bisogna conoscere. E credo sia ancora più doveroso sensibilizzare le nuove generazioni al tema della diversità e della disuguaglianza che è stato il terreno fertile sul quale ha attecchito il germe del male. Il libro in questione vuole fare proprio questo; sensibilizzare i ragazzi e invogliarli a ragionare, a pensare e a riflettere sugli errori passati per cercare di non commetterne futuri. Lo fa in un modo davvero delicato ma efficace: al posto della parola “ebreo”, il libro parla di “occhialuti” considerati diversi dagli altri e come tali pericolosi e stigmatizzabili. Ecco che il titolo del libro trova il suo significato più profondo: basta cambiare una sola parola eppure il succo del discorso non cambia. Nonostante uno possa pensare che la caratteristica “occhialuti” non sia una particolarità che marchi, il racconto rende l’idea e fa capire come le leggi razziali di quegli anni, entrate in vigore in Italia, fossero fondate su ragioni irrazionali e sulla paura infondata del diverso. È su questo che il libro batte chiodo: all’epoca la gente iniziò davvero a credere che gli “ebrei” fossero i diversi, i pericolosi, coloro dai quali difendersi; lo ha fatto anche perché la propaganda dell’epoca, estremamente manipolatoria, ha inciso su ogni aspetto della vita delle persone, lavorando a mani basse per cercare di alimentare un odio infondato nei confronti di un capro espiatorio. Non vi ricorda nulla? A me fa venire i brividi pensare a quanto tutto ciò assomigli a quello che stiamo vivendo ai giorni nostri, anche nel nostro paese. Occhialuto, ebreo, nero, omosessuale, donna, disabile, diverso. Sembrano parole senza conto, semplici modi di appellarci e di categorizzarci. Invece sono etichette cariche di significato, di stigmatizzazione e di emozioni negative represse (e non) che non fanno altro che alimentare questo sentimento del “noi, loro”. Sappiamo tutti come andò a finire. Il libro poi, non va avanti; non entra nello specifico nel descrivere cosa è successo dopo. La storia la conosciamo eccome. Ciò che sembriamo dimenticare, sicuramente è la scintilla che ha innescato tutto ciò. Il malumore, il malcontento che ha alimentato la fiamma, l’odio che ha innescato la miccia. Ecco, credo sia fondamentale non perdere di vista questo punto fondamentale e sopratutto insegnare alle nuove generazioni come riconoscere questo aspetto anche nella nostra quotidianità . Può sembrare qualcosa di irrazionale, eppure è successo; può sembrare qualcosa di impossibile, eppure è avvenuto. Niente può garantire che non ricapiti, perché sta riaccadendo. Ci sono paesi dove tutto ciò è normalità, dove la gente viene perseguitata perché considerata diversa. Paesi dove la tortura e l’esportazione, sono pratica quotidiana. Non dimentichiamo, perché l’uomo non impara mai realmente dagli errori. Non dobbiamo dimenticare perché dobbiamo lottare affinché tutto questo finisca e, nel nostro paese , non si ripeta. Il libro ha anche delle illustrazioni che caricano il racconto di un’intensità che non potrà lasciarvi indifferenti. Alla fine del volume troviamo anche le risposte dell’autore risponde ad ipotetiche domande di ragazzi ai quali bisogna esser capaci di dare delle risposte. È inutile che io vi consigli di leggerlo, però ci tengo a consigliarvi caldamente di farlo leggere ai vostri figli e nipoti per farli diventare migliori di quello che siamo stati.

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