Recensione di “La levatrice”

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Autore: Moira Berti

Casa editrice: Giovane Holden

Anno di pubblicazione: 2023

Genere: Narrativa di genere

Trama: Nella sua forma più sincera, il fluire dei ricordi di una vita non può mai essere un racconto veramente organico, perfetto. È il filtro della coscienza a dargli una compiutezza che tuttavia rimane per lo più artificiosa, e non può che distaccarlo dalla verità piena del sentimento che lo ha ispirato. Ma quando invece si riesce ad assecondare davvero lo spirito più profondo che riporta una memoria alla luce, si crea un narrato diverso, che parla al cuore avvolgendolo di emozione. Elena, carattere femminile risoluto e delicato insieme, fatta di sogni quanto di tenacia, cerca una sua realizzazione in un paese stretto nella vicenda tragica del fascismo. Il ruolo nella famiglia, il mestiere di ostetrica, la passione per la scrittura raccontano di una figura che ancora più che una protagonista classica è un fulcro attorno al quale si muove un grande numero di personaggi, famigliari e conoscenti, di generazione in generazione. E basta la pennellata di un tratto, un modo di fare, un tono di voce, persino una unica frase a regalare un ritratto completo di ognuno di essi, in grado di evocarne la presenza di individui in una grande storia. In uno stile nitido e pulito, in cui la chiarezza sa farsi anche essenzialità, un mosaico di episodi grandi e minuti si affacciano dalla fitta trama del tempo, a restituirci il fascino di una cronaca fatta dei mille dettagli di un quotidiano discreto che la memoria custodisce come suo segreto più speciale.

Recensione: Uno stile asciutto, asettico per certi versi, quasi chirurgico, è ciò che caratterizza a mio parere questo libro. Parto col parlare proprio dello stile perché è una cosa che mi ha colpito ma a volte devo dire anche disturbato durante la lettura di “La levatrice” che conta poco più di 130 pagine. 

I capitoli brevi servono a raccontare episodi significativi della vita della protagonista ma anche quelli di altri membri della famiglia. Mi sono ritrovata spesso a soffermarmi a pensare al perché l’autrice abbia voluto selezionare questi avvenienti e non altri a volte lasciandoli anche in sospeso, tralasciando il seguito di un episodio o di un fatto importante, per poi ritrovarsi a parlarne in un altro capitolo più avanti. I salti sono continui, sia tra personaggi, sia tra periodi storici e questa cosa mi ha reso la lettura un po’ caotica. Credo però che sia una cosa voluta, ricercata, capace di far scaturire nel lettore quell’emotività necessariamente tormentata, fine alla comprensione sensibile della storia. 

Si tratta della storia una donna, Elena, tenace e per certi versi controversa per l’epoca storica, capace di mettere tutta sé stessa per quello che vuole e che desidera. Si parla però anche di un paese, dilaniato da una guerra che divide, rompe e ferisce profondamente, creando solchi a volte insormontabili. Si narra infine di una famiglia, alle prese con il pregiudizio, con la chiusura mentale e le difficoltà di tutti i giorni. 

Ecco che tutte le piccole storie, i capitoli brevi e le narrazioni volutamente aperte, acquisiscono tutto un altro significato e a seconda di dove si pone la lente di ingrandimento, si riuscirà a vedere un pezzo del puzzle che insieme a tutti gli altri, andrà a comporre il grande quadro del mondo di Elena.

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3 Risposte a “Recensione di “La levatrice””

  1. Mi ricorda una serie tv su questo tema, Call the midwife, che mi era piaciuta molto. Poi lo stile asciutto e qualcosa che per me va sempre bene

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