Recensione di “Alice, Dorothy & Wendy”

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Autore: James Matthew Barrie, Lewis Carroll, L. Frank Baum

Casa editrice: Mondadori Oscarvault

Anno di pubblicazione: 2020

Genere: Classici

Trama: Alice e le sue avventure nel favoloso Paese delle Meraviglie, di là e di qua dallo specchio. Wendy, l’amica di Peter Pan che per molti lettori è la vera eroina dei romanzi con il bambino che non vuole crescere. Infine Dorothy, la piccola protagonista portata da un tornado nel fantastico mondo di Oz. Tre ragazzine curiose e audaci, al centro di tre grandi classici che, ciascuno a suo modo, hanno saputo celare sotto le spoglie del racconto di fantasia messaggi e metafore della vita. Questo libro è l’occasione per rileggere i tre romanzi – Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie, Peter Pan e Il Mago di Oz -, cogliendone la grande modernità.

Recensione: Comincio col dire che questo volume non potrà mancare nella mia libreria, perché due di queste tre storie rappresentano parte della mia infanzia e soprattutto sono storie che sempre mi accompagneranno, rispecchiando alcuni lati del mio essere. Alice e Dorothy in particolare, incarnano un po’ lati del mio carattere e personificano concetti e modi di vivere che fanno parte di me. Ho davvero tante edizioni di questi due classici ma questa meraviglia targata Oscarvault, non può di certo mancare nella mia collezione. Iniziamo proprio dall’edizione e dalla cura che contraddistingue questa casa editrice nella realizzazione di veri capolavori letterari. La copertina a mio parere è caratterizzata da un colore che racchiude tutte e tre le giovani fanciulle di cui si parla. Quando la guardo, infatti, capisco subito il riferimento e apprezzo questo gioco di sensi. Allo stesso tempo il carattere con cui è stato scritto il titolo dell’opera e i nomi degli autori, dona quel tocco di classico e di vintage necessario a render questo “Drago” il più antico possibile. Ogni inizio capitolo racchiude decorazioni e particolari minuziosi che arricchiscono e rendono armonioso il tutto. Ovviamente la Oscarvault ci ha abituati alle illustrazioni e anche qui non è stata da meno: sono immagini che fanno riferimento a vecchi volumi dell’opera oppure a primi disegni fatti per accompagnare la storia. Credo che oltre ad essere davvero un tocco di classe, sia anche un modo per permetterci di avere ulteriore conoscenza del classico in questione. Veniamo ora al romanzo di cui vi parlerò io nello specifico: Alice e le sue avventure nel favoloso Paese delle Meraviglie, di là e di qua dello specchio. Sono sempre stata affascinata dalla storia di Alice e dalle sue avventure nel fantastico mondo. Da piccola sognavo di trovare anche io il Bianconiglio e di essere accompagnata in un passaggio per un mondo fantastico. Il fantasy ha sempre accompagnato la mia vita e ha sempre rappresentato un rifugio alternativo alla realtà di tutti i giorni. Eppure mai fu mio errore più grande; da bambina di certo non potevo sapere che il Mondo delle Meraviglie altro non è che la rappresentazione proprio di quel mondo reale dal quale ho sempre cercato di fuggire. Ebbene si perché in realtà Carroll attraverso le sue immagini così bizzarre e grottesche mette in atto una critica alla società dei suoi tempi. Tutto è amplificato e reso ai nostri occhi strambo però allo stesso tempo è la rappresentazione di diversi aspetti dell’animo umano. Il Bianconiglio per esempio rappresenta l’uomo sempre di fretta, preso dai suoi impegni lavorativi che non si rende cosa di cosa gli succeda intorno, alcune volte risultando del tutto inconcludente. Il genere di Alice in Wonderland è difficile da definire; rientra in quella categoria di libri chiamati “senza senso”; eppure un senso ce l’ha eccome. Alice pur dovendo affrontare diverse peripezie surreali e assurde, incontra personaggi grotteschi e ridicoli, esasperando e stravolgendo emozioni e sentimenti. Eppure nonostante tutto questo possa sembrare apparentemente senza scopo, uno scopo ce l’ha di sicuro. Innanzitutto Carroll voleva colpire il lettore con uno “schiaffo” immaginario attraverso delle immagini forti e vivide che lasciassero il segno; allo stesso tempo denunciare e criticare quegli atteggiamenti tipici delle persone che considerava al pari del grottesco e del ridicolo. Altro strumento che Carroll utilizza è la parola stessa: gioca con le parole, le rielabora, le associa in maniera fantasiosa e ne crea discorsi a volte illogici, a volte umoristici. Lega i termini e ci gioca, creando spesso indovinelli o giochi di parole che il lettore si troverà non solo a leggere ma anche a svelare. Alice rappresenta la fanciullezza e l’innocenza di chi viene catapultato all’interno di questa realtà e cerca di venirne a capo. Prima di tutto proverà di dare un senso a quello che vedrà, cercherà di trovare spiegazioni e si ritroverà in difficoltà spesso perché si sentirà diversa da quello che incontrerà. Eppure col passare del tempo Alice sarà costretta ad uniformarsi e a trovare una propria dimensione (in tutti i sensi! Per chi ha letto il libro capirà il riferimento) pur di poter restare nel mondo delle Meraviglie. Non è il mondo che cambia ma sono i bambini che poi diventano fanciulli e alla fine adulti, adattandosi alla realtà in cui vivono e uniformandosi a ciò che sta attorno a loro. Alice abbandona anche quell’ingenuità e quella spensieratezza tipica della sua giovane età per trovare invece una logica seppur illogica che la conformi al resto delle figure incontrate. Credo che Alice vada letto più volte nella vita perché solo in questo modo noteremo un cambiamento nel nostro modo di approcciarci al libro, proprio come in Alice abbiamo notato un cambiamento nel modo di approcciarsi al mondo dell’immaginario. Leggerlo da piccoli, vorrà dire avere gli occhi innocenti di chi in questa storia ci ritroverà tutto il fantastico di cui ha bisogno; leggerlo invece da adolescenti credo voglia dire ricercare un significato che invece non riusciamo a trovare e che ci porta ad una forte crisi interiore, tipica di questa età (lo amo?/lo odio? Dicotomia onnipresente a questa età). Leggerlo da adulti invece ci permetterà di coglierne il significato più profondo nonostante li si riconosca la capacità di usare il “senza senso” come lente di ingrandimento di una società solo apparentemente normale. Se non si era capito, io ho amato, amo e amerò sempre questo classico che ha segnato la mia infanzia, ha stravolto la mia adolescenza e grazie a questo stupendo volume ha dato un altro punto fermo alla mia vita adulta. Alice mi rappresenta un po’ nel bene e nel male: come lei amo sognare anche ad occhi aperti ma ho dovuto scontrarmi con il mondo esterno e tornare spesso con i piedi per terra, alcune volte uniformandomi a ciò che mi circondava.

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7 Risposte a “Recensione di “Alice, Dorothy & Wendy””

  1. Bellissima recensione, come te penso che questo libro sia bellissimo. Sia perché racchiude tre grandi classici immancabili, sia perché esteticamente è bellissimo. Grazie per aver partecipato alla prima tappa di questo blog tour

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  2. Recensione molto bella e dettagliata! Sinceramente non parliamo di una delle mie storie preferite ma questi draghi sono uno più bello dell’altro. Tuttavia costa davvero molto, non riesco a stare dietro al mercato!

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