Recensione di “1984”

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Autore: George Orwell

Casa editrice: Mondadori Audiolibri

Anno di pubblicazione: 2020

Genere: Distopico

Trama: L’azione si svolge in un futuro prossimo del mondo (l’anno 1984) in cui il potere si concentra in tre immensi superstati: Oceania, Eurasia ed Estasia. Al vertice del potere politico in Oceania c’è il Grande Fratello, onnisciente e infallibile, che nessuno ha visto di persona ma di cui ovunque sono visibili grandi manifesti. Il Ministero della Verità, nel quale lavora il personaggio principale, Smith, ha il compito di censurare libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di alterare la storia e di ridurre le possibilità espressive della lingua. Per quanto sia tenuto sotto controllo da telecamere, Smith comincia a condurre un’esistenza “sovversiva”. Scritto nel 1949, il libro è considerato una delle più lucide rappresentazioni del totalitarismo.

Recensione: Continua il mio viaggio nei distopici classici e ancora una volta Orwell non mi ha assolutamente deluso. Dopo aver apprezzato La fattoria degli animali e la sua vena satirica, ho trovato 1984 forse ancora più bello ed emozionante. La scrittura di Orwell non mi stanca mai e potrei “ascoltarla” per ore: dal taglio deciso, impregnate e carico di intensità, mantiene quella capacità di travolgerti con la storia e di farti sentire parte integrante del sistema. Ancora una volta mi son goduta la sua bravura nel ricercare le parole giuste per evidenziare passi salienti che aumentano di intensità man mano che la storia si fa più incalzante. Scopro curiosa che l’anno del titolo in realtà nasca dall’inversione delle due ultime cifre della data in cui è stato scritto ovvero 1948 (sigh! E io che pensavo che il mio anno avesse qualche significato particolare per lui); il libro è ancora una volta una critica ai regimi totalitari con cui Orwell era entrato in contatto e una denuncia nei confronti di quelli che sono i mezzi e gli strumenti di manipolazione, in particolare psicologica, del potere. Un concetto molto interessante che ho apprezzato e che credo da oggi utilizzerò per indicare diverse contraddizioni manifeste nella nostra epoca, è quello del “bipensare”: il regime può apprezzare oppure negare l’utilizzo di uno stesso termine a seconda del target di riferimento. Una parola come “violenza” può avere un’accezione positiva e di valenza se indica la nostra capacità di difenderci e di vincere sul nemico ma può avere allo stesso tempo un’accezione negativa quando viene associato all’altro, allo straniero, al cattivo di turno. Non credo sia un processo psicologico tanto diverso da quello che oggi vediamo tra di noi e nel modo in cui giudichiamo e valutiamo persone, eventi o cose che ci stanno attorno. Altro aspetto a mio parere davvero interessante è quello dell’importanza delle emozioni se e solo se finalizzate al mantenimento del potere del partito. Per cui queste ultime e i sentimenti non sono eliminati del tutto ma sono canalizzati verso quella che è la loro utilità propagandistica. Questo è stato un altro punto di riflessione: mi ha fatto pensare a quanto oggi diversi politici fomentino la paura, la rabbia e l’odio utilizzandoli come veri e propri strumenti di affermazione del potere. Ci sarebbero tanti altri spunti di riflessione in questo libro ma per non annoiarvi e sopratutto per non rovinarvi la sorpresa, voglio parlare solo di un’altra genialata di questo autore. La creazione di una nuova lingua, la “neolingua”, che sostituirà la lingua comune in tutto il paese e che conterrà moltissimi meno vocaboli, ancora una volta manipolando, incanalando e sopratutto riducendo il pensiero di ogni cittadino. Orwell attraverso l’esasperazione della distopia spiega, analizza minuziosamente e scompone in tutte le sue parti diversi processi messi in atto dalle forme di potere per il controllo delle menti del popolo. Ecco che ancora una volta l’autore ci permette di avere una chiave di lettura ancora più critica del mondo in cui viviamo, pur a distanza di molti anni e di diverse realtà che magari non ci riguardano direttamente ma che di riflesso hanno un’influenza anche sul nostro sistema. Vi invito a farvi un favore, leggete questo capolavoro studiato in ogni sua parte con un protagonista per cui farete il tifo e alla fine vi spezzerà il cuore e sopratutto la forza interiore.

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6 Risposte a “Recensione di “1984””

  1. 1984 è sicuramente il mio classico preferito. Un po’ pesantuccio, ma è totale *-* l’ho letto un po’ in treno e un po’ mentre ero in vacanza circa 2-3 anni fa e devo dire che mi ha rapita

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