Recensione de “La Sacerdotessa di Avalon”

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Autore: Marion Zimmer Bradley, Flavio Santi (Traduttore)

Casa editrice: HarperCollins

Anno di pubblicazione: 2022

Genere: Fantasy

Trama: La bambina nata al Volgere dell’Autunno, mentre la notte cedeva all’alba, vedrà il Volgere dell’Epoca, il passaggio tra due mondi. Sono queste le parole che salutano la nascita di Eilan, figlia della Somma Sacerdotessa di Avalon, mentre sua madre esala l’ultimo respiro. Poi la piccina viene mandata dal padre, il principe Coelius, e nella sua casa viene chiamata Helena e cresciuta come una romana. Finché nel 259 d.C., compiuti dieci anni, non fa ritorno al mitico luogo in cui è venuta al mondo, per essere addestrata come sacerdotessa contro il parere di sua zia Ganeda. Qui, nonostante l’ostilità di Ganeda, esacerbata dal dolore per la perdita della sorella, Helena riceve il dono della Vista, e nella notte di luna piena della propria iniziazione ha una visione dell’uomo che amerà per tutta la vita: è un romano, si chiama Constantius, e le darà un figlio la cui luce risplenderà da un capo all’altro del mondo. Un figlio che libererà la Britannia dalla tirannia dei Romani. Ma per seguire il suo cuore e adempiere al proprio destino, Helena dovrà tradire le sue sorelle, voltare le spalle alla sicurezza di Avalon e abbracciare una nuova vita nella pericolosa città del nemico…Quarto volume del Ciclo di Avalon, La sacerdotessa di Avalon, riproposto in versione integrale e nella nuova traduzione di Flavio Santi, racconta la leggenda di Helena, principessa di Britannia, moglie dell’imperatore romano Costanzo Cloro, madre di Costantino I e sacerdotessa di Avalon.

Recensione: Eccomi giunta alle mie impressioni in merito all’ultimo volume della saga di Avalon e dell’intero ciclo narrato da Bradley. Specifichiamo che questo quarto volume, composto dalla fine del prequel delle “Nebbie di Avalon”, è stato in realtà scritto a quattro mani, da Bradley stessa insieme a Paxson, sua grande collaboratrice.

Partiamo dal presupposto che per me tutto questo è stato un viaggio unico, indimenticabile e molto personale. Ho voluto godermi questo ultimo volume fin all’ultima riga perché sapevo che stavo abbandonando un mondo che è riuscito completamente ad avvolgermi e a catapultarmi in una realtà così lontana eppure allo stesso tempo sentivo così vicina.

Per chi ancora non lo sapesse, il ciclo di Avalon è ambientato perlopiù in Britannia (anche se in realtà soprattutto grazie al prequel ci si sposta anche in altre zone a seconda del periodo storico di riferimento)e narra in primis le avventure legate al ciclo Arturiano ma, grazie ai prequel, anche del passaggio dal paganesimo al cristianesimo, dal matriarcato al patriarcato, il tutto sempre da un punto di vista fortemente femminista. Difatti è centrale anche l’analisi dell’evoluzione di una società prettamente matriarcale in una fortemente patriarcale e il peso che questo passaggio ha avuto nella condizione femminile nel corso dei secoli.

Bradley la posso definire semplicemente fenomenale: è riuscita in questa saga a riportare alla perfezione usanze costumi e rituali tipici della comunità celtica e aspetti legati alla mitologia britannica. Ha avuto sempre la capacità di fondere alla perfezione elementi puramente storici ad altri più fantasy, giocando tra il mistico e il reale. In realtà non è mai specificato quanto sia reale e quanto invece sia magico; è l’interpretazione libera del lettor* che deve cercare una propria chiave di lettura e trovare nel romanzo quello che più è affine alle proprie ideologie e credenze.

In questo ultimo volume ho ritrovato tutta la passione per la sua scrittura e tutto l’entusiasmo nel leggere altro ancora di questa storia: mi sono affezionata a Helena, la nostra protagonista, ne ho seguito le vicende personali e ho ragionato e riflettuto sulle sue decisioni, come se fossi una sua compagna di viaggio. Accompagnarla in questo lungo cammino che ha rappresentato la sua vita, mi ha permesso di vedere sotto la lente dei suoi occhi, il cambiamento di una società che ha cercato di adattarsi ai continui eventi storici significativi ma che ha modificato anche l’essenza delle persone e la loro fede. Questo non è solo un libro a tema religioso ma è anche un’analisi interiore di rivalutazione dei propri valori e dei propri affetti, di presa di consapevolezza del tempo che scorre e del nostro passaggio effimero su questa terra.

Non è facile parlarvi solo ed esclusivamente de “La Sacerdotessa di Avalon” perché è parte integrante di una storia molto più grande che mi ha accompagnato nel corso di questi anni e che mi ha permesso di viaggiare tra boschi, conoscere Sacerdotesse e Druidi, vedere l’altra faccia dell’Antica Roma e infine ragionare sulla nascita di una religione ormai così predominante come il Cristianesimo. Poche altre storie sono state capaci di coinvolgermi così e di rimanermi impresse nel cuore e nella mente.

Detto ciò, io spero vivamente con tutto il cuore che HarperCollins decida di pubblicare sempre in questa nuova e bellissima vesta grafica anche gli altri libri a tema scritti da Paxson e il Prequel “Le luci di Atlantide” di Bradley del 1987, ancora più arcaico, più mistico e ancora più primordiale.

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