Recensione di “Penelopea”

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Autore: Tatiana Cavola

Casa editrice: Gruppo Albatros Il Filo

Anno di pubblicazione: 2020

Genere: Narrativa femminile, miti, leggende

Trama: Tutti conoscono le gesta eroiche di Ulisse, la sua astuzia cantata da Omero, il suo viaggio verso Itaca dove, per vent’anni, la moglie Penelope fa altro che attendere il suo ritorno tessendo la famosa tela. E se non fosse davvero andato tutto così? Se Penelope non fosse stata la moglie paziente che tutti conoscono? Con “Penelopea. La regina di Itaca”, Tatiana Cavola racconta una versione diversa dell’intera vicenda, una storia che non avrebbe potuto trovare spazio nei poemi epici. È Penelope a parlare, finalmente padrona della narrazione. Il risultato è una “controtestimonianza” dai toni pungenti, ironici, e quanto mai attuale.

Recensione: In questo periodo sono nel pieno mood Mitologia; complici le nuove uscite e la mia passione in particolare per la mitologia greca, mi sono approcciata a Penelopea con una certa curiosità.

Sapevo di avere a che fare con un Retelling ma qui ci troviamo di fronte ad un vero e proprio cambiamento drastico della storia. La nostra protagonista è la Penelope che conosciamo ovvero colei che sposerà Ulisse e diventerà la Regina di Itaca.

In realtà però noi ci avviciniamo a una donna completamente diversa e con tante sfaccettature: giovane promessa, moglie delusa, amante passionale, principessa forte spartana, regina intelligente e attenta ai bisogno del popolo. Di Penelope seguiamo passo passo la vita dal giorno in cui verrà promessa sposa ad Ulisse, in seguito alla sua vincita ai giochi, fino al momento in cui Ulisse sarà già nella terra di Troia a combattere una guerra insensata.

Ho apprezzato molto la capacità di Tatiana di stravolgere completamente la storia che tutti conosciamo, pur rimanendo dentro limiti adatti e apprezzabili. Il contesto è lo stesso, la cornice della storia è identica. Eppure leggiamo di altri amori, di altre eroine e di altri intelletti ben maggiori rispetto a quelli che ha esaltato Omero nella propria opera.

Sicuramente al centro del libro c’è la donna nelle sue capacità, nei suoi bisogni e nelle sue emozioni. Viene per cui messa in rilievo la figura femminile, rappresentata invece sempre un passo indietro nelle opere classiche. In questo caso la principale è sicuramente Penelope ma altre donne ruotano intorno alla sua figura e vengono approfondite da un punto di vista psicologico. Quelli che rimangono sullo sfondo invece sono gli uomini che perdono tutta la loro grandezza e fanno emergere tutti i loro difetti (compreso Omero, presente nella narrazione).

Il finale è dolce/amaro: in fondo sappiamo che deve andare così perché come detto prima, la storia rimane entro la cornice già nota e tutti i pezzi devono poi comunque combaciare per fare in modo che la storia prosegua come tutti sappiamo. Difatti si interrompe bruscamente ma non è qualcosa di fastidioso: abbiamo vissuto con Penelope una parenesi diversa e importante della sua vita e la lasciamo là, dove sapevamo che sarebbe stata.

Lo stile di scrittura di Tatiana è un stile fresco, lineare e scorrevole. La lettura è piacevole, mai pesante e sempre coinvolta nelle vicende con il massimo interesse. Per cui a mio parere, se vi piacciono le rivisitazioni dei miti, gli stravolgimenti delle storie e la valorizzazione di personaggi spesso secondari nelle storie originali, questo libro fa per voi. Vi farà immaginare un destino diverso per una delle donne che, secondo il mio pensiero, dovevano avere un posto di onore nella grande storia dei miti greci.

6+

14 Risposte a “Recensione di “Penelopea””

  1. Mi ispira davvero tanto, sopratutto perchè è molto bello leggere il punto di vista di personaggi importanti che nella versione oroginali non erano considerati così

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  2. Anche io sto vivendo un mood simile, ma per i classici invece che per la mitologia. Sicuramente quando sarò nel mood mitologia darò un’opportunità a questo titolo

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  3. Non sono una grande amante dei libri di mitologia, ma trovo molto interessante quando si “riscrive” la storia dall’altro punto di vista. Quindi devo dire che non mi dispiacerebbe leggerlo.

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