Recensione di “Marea Tossica”

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Autore: Chen Qiufan
Casa editrice: Mondadori
Anno di pubblicazione: 2020
Genere: Fantascienza

Trama: La giovane Mimi vive letteralmente sommersa dall’immondizia del mondo: è una delle “ragazze dei rifiuti” che lavora tra gli imponenti cumuli di spazzatura elettronica di Silicon Isle, dove i frutti marci del capitalismo e della civiltà del consumo giungono alla loro rapida fine. La sua casa è l’immensa discarica che occupa l’isola, al largo della costa cinese meridionale. Come migliaia di altri migranti, è stata attirata lì dalla promessa di un lavoro sicuro e soprattutto di una vita migliore. La realtà però è ben diversa: Silicon Isle è un luogo tossico per il corpo e l’anima, dove l’aria, l’acqua e la terra sono irrimediabilmente inquinate, i lavoratori sottoposti all’arbitrio dei potenti mentre gang di malviventi lottano per il controllo del territorio, ecoterroristi minacciano attentati e capitalisti senza particolari scrupoli sono disposti a tutto in nome del profitto. E c’è anche qualcuno che tra i veleni di Silicon Isle cerca le proprie radici. Ora la tempesta perfetta si sta preparando, le forze in campo sono troppo violente, troppo determinate a imporsi, e presto scoppia il conflitto: una guerra tra ricchi e poveri, tra passato e futuro. E quando la situazione esplode, Mimi deve decidere se rimanere una pedina o cambiare le regole del gioco.

Recensione: Marea Tossica è un romanzo che mi ha portato a riflettere profondamente, sopratutto in questi giorni in cui stiamo affrontando qualcosa che comunque è anche il risultato di come noi umani abbiamo pesantemente violato il pianeta terra. È un libro attualissimo, che parla di diversi temi; innanzitutto affronta il tema dell’inquinamento e tutto il business che ruota intorno a quest’ultimo o intorno allo smaltimento dei rifiuti. Parla anche di lotta di classe, dell’estremo divario onnipresente tra persone ricchissime e tra poveri, solitamente sfruttati e immolati per il “bene” di pochi. Parla di corruzione e di come l’uomo, pur di assecondare i propri scopi, sia capace di annientare e annichilire chi è più debole. È vero; Marea tossica è un libro di fantascienza e ha al suo interno elementi futuristici come protesi super-tecnologiche oppure connessioni wii-fi tra le varie menti, però tralasciando questi aspetti prettamente futuristici, tutto il resto è dannatamente attuale e troppo simile a quello che sta succedendo ora al nostro mondo. Questo è un libro che mi ha lasciato l’amaro in bocca perché è come proiettarsi in avanti tra non troppi anni e vedersi in una foto che non piace, che non rende orgogliosi. È immaginare che tra non molto tempo, tutto ciò che c’è di bello al mondo venga surclassato dal potere del mercato e dalla logica del capitalismo, annientando ogni cosa positiva e lasciando un vuoto emotivo oltreché un pianeta pronto alla morte imminente. Eppure è come se ad un certo punto attraverso la natura stessa, il pianeta cercasse di rimettere un po’ di ordine in un caos infinito. All’interno di questa cornice abbiamo i nostri protagonisti che provengono da due vite completamente diverse e da due ceti lontani tra loro. Mimi e Chen condividono però la sensazione di trovarsi “nel mezzo”, contesi tra due mondi senza sentirsi mai realmente parte di nessuno dei due. Cercano entrambi la loro identità e questo li unisce in una lotta ancora più grande dove la loro scelta non determinerà solo la loro personalità ma anche il bene di molti. Il mondo descritto nel romanzo è crudo e realistico in ogni suo aspetto. Il world building è a mio parere ben definito e ti infonde una sensazione di “sporcizia” e di decadenza, capace di trasmetterti un angoscia e una tristezza immane. La scrittura di Quifan è molto precisa, completa, chiara e cruenta. Ti ferisce come una lama e ti penetra fin dentro le ossa. Sicuramente è stata svolta un’importante ricerca per fornire al racconto tutti quegli aspetti tecnici e quelle informazioni precise di natura scientifica, tecnologica ed ingegneristica. Nonostante io apprezzi questo tipo di lavoro, devo dire che questo mi ha creato qualche difficoltà. L’aspetto prettamente tecnico per me è stato forse troppo sovraccaricante (proprio come un computer! ), impedendomi di mantenere quella sequenzialità logica e quella scorrevolezza necessaria affinché rimanessi concentrata sulle vicende. Difatti molte volte ho dovuto rileggere certi passaggi a mio parere di difficile comprensione. Inoltre penso che la parte iniziale sia stata un po’ troppo lenta mentre la seconda (che a mio parere inizia solo a ¾ del libro) sia stata sviluppata troppo frettolosamente, dove forse invece ci si poteva dedicare più pagine. Il finale non è un happy end, anzi ti ferisce. Rimarca come, quasi in maniera ripetitiva e ciclica, l’uomo lotti contro sé stesso cercando di limitare il più possibile l’opera dannosa che sembra non interrompersi mai, nonostante intorno ad esso ci siano diversi segnali che si stia andando verso la completa distruzione.

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