Recensione di “Dante e la tartaruga”

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Autore: Vincenzo Spinelli

Casa editrice: Il seme bianco

Anno di pubblicazione: 2019

Genere: Narrativa Contemporanea

Trama: Dante e la Tartaruga è la storia contemporanea (e folle) di due innamorati che vivono nella periferia bolognese. Stanchi di condurre un’esistenza ai margini della società ed esausti di vacillare perennemente sulla soglia della povertà, decidono di commettere un omicidio per appropriarsi del patrimonio della ricca e odiosa signora Scalpini, così da poter poi rilevare la libreria Shakespeare and Company di Parigi. Il protagonista, Dante Chitano, da anni sogna di fare lo scrittore ed Elena Bugetti vorrebbe soltanto vivere serenamente insieme a lui. Riusciranno, al termine di questa avventura surreale e rocambolesca, a coronare i loro sogni?

Recensione: Sicuramente potremo iniziare questa recensione definendo “Dante e la Tartaruga” come un libro eclettico, ironico sotto certi aspetti e drammatico sotto altri. L’originalità del libro sta proprio nella sua capacità di risultare spiazzante agli occhi del lettore, lasciando quest’ultimo in una sorta di sensazione di delirio destabilizzante. La storia è sviluppata in poco più di 120 pagine però racchiude in sé tutto quello di cui ha bisogno per farsi raccontare. La vicenda è qualcosa di esilarante: l’omicidio della “vecchia” richiama ad una classica commedia, capace di strapparvi dei sorrisi e di farvi fare quasi il tifo per i due improvvisati assassini. Il modo in cui vengono invece sviscerate le due personalità dei protagonisti contrasta con la comicità appena descritta: Dante e Elena sono due anime bohémien a mio parere disturbate, invischiate in una relazione malsana e dipendenti ognuno a modo proprio. Dante è egocentrico, tendente allo schizofrenico, tossicodipendente e scrittore che vive ai margini della società. Elena invece è dipendente dalla relazione, tendente al bipolarismo e incapace di realizzare realmente sé stessa senza sembrare un prolungamento di Dante. Il loro cercare di scampare ad una esistenza insulsa con una scappatoia mi ha fatto altalenare tra risate e tristezza infinita. Ho apprezzato i flashback che hanno dato qualche informazione circa il passato sofferente di Dante; i lutti, i dolori e le esperienze vissute hanno forgiato la sua fragile identità, insieme alle sue scellerate scelte. Avrei apprezzato un approfondimento maggiore di questo tipo anche sul passato di Elena. Inoltre sono davvero interessanti i vari riferimenti ad autori illustri, quasi ad identificare in ognuno di essi una parte della personalità di Dante, con le quali lui stesso entra in contatto attraverso un dialogo interiore. Lo stile di scrittura di Spinelli è fluido, accattivante e sicuramente sopra le righe. Ho apprezzato davvero molto la sua capacità di far sembrare anche il “volgare” una ricerca stilistica mirata al rimarcare un delirio quasi onirico della vicenda. Inoltre il modo di raccontare dell’autore è riuscito a immergermi in una storia che sa di tempi passati quasi vittoriani; solo indizi come “telefonini”, “internet” e “Punto” ti riportano ai tempi odierni. Sembra infatti di vivere all’interno di un’atmosfera in perfetto stile Poe (tanto caro allo stesso Dante). È un romanzo che a mio parere va preso così come è, apprezzandone i momenti in cui c’è da ridere e trovando passionali i momenti in cui c’è da riflettere, anche se con un alone di tristezza. Un romanzo che a mio parere parla più per immagini (alcune esilaranti come Pirandello in kimono) forti e naïf, quasi come scene di un ipotetico film.

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