Recensione di “Il mio nome è Lily”

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Il mio nome è Lily

Autore: Erin Stewart, Silvia Cavenaghi (Traduttrice)

Casa editrice: Garzanti

Anno di pubblicazione: 2023

Genere: Narrativa per ragazzi, Società 

Trama: © Per non perdere il controllo, comincia a compilare liste e ad appuntarsi parole in latino su un quaderno. Come se non bastasse, le viene affidato un progetto scolastico da svolgere insieme a Micah, il nuovo arrivato, additato come «pazzo» dai compagni. È l’ultima cosa che avrebbe voluto. Ma forse è proprio l’amicizia con Micah che potrà aiutarla: grazie a lui, Lily impara che può scacciare le ansie scrivendo poesie sui muri. Forse questa è la risposta giusta al bisogno impellente di far scoppiare la bolla che si è costruita intorno. Forse la soluzione non è vivere la vita perfetta, ma accettare di essere fragili e perciò speciali. Insieme all’amico, Lily è pronta a riscrivere la sua storia. Per mesi Io sono Ava è stato l’esordio per ragazzi più venduto in Italia, conquistando le classifiche e i lettori. Erin Stewart torna in libreria con una storia altrettanto emozionante che racconta il mondo dei giovani, pieni di insicurezze e soffocati dalle aspettative degli adulti. Con grande empatia, l’autrice ci invita a prendere una penna e scrivere i nostri sentimenti. Perché, per essere liberi e felici, è importante ascoltarli, senza nasconderli.

Recensione: Trovare libri che parlino di malattia mentale senza scadere nel romanticizzare o nello sminuire, è sempre impresa ardua. Diventa ancora più difficile quando il pubblico al quale è destinato il libro è quello giovane, adolescenziale. 

Con “Il mio nome è Lily” per fortuna non c’è stato questo problema; il libro in questione è riuscito a mio parere a parlare di un argomento così delicato senza scivolare in pregiudizi, false rappresentazioni ed eccessiva spettacolarizzazione.

Apprezzo questo genere di libri perché contribuiscono al superamento di tabù quando si parla di salute mentale e normalizzano il disagio psichico; alcune volte però (e in questo ultimo periodo, sempre di più) si è assistito ad una trasmissione di immagine distorta, affascinante che allontana la persona che la vive realmente dalla rappresentazione artificiosa e idealizzata di molti.

In questo libro ho ritrovato invece una voglia di parlarne in modo reale, sincero e vero. É sempre importante discuterne e farlo con cognizione di causa; aiuta le persone a sentirsi meno sole, a percepirsi comprese e a capire che c’è sempre qualcuno disposto a darti una mano d’aiuto, soprattutto a livello professionale. 

Altra cosa a mio parere molto importante è quella di non porsi mai in una posizione di superiorità e invece cercare di utilizzare lo stesso linguaggio emotivo dei ragazzi. L’autrice è riuscita nell’intento di trasmettere l’importanza della comprensione da parte degli adulti del bisogno di dialogare con i più giovani, di aiutarli a trovare un nome per ciò che sentono e provano e soprattutto l’importanza di intuire quello che ci vogliono comunicare, anche quando non ne sono del tutto capaci. 

La protagonista ha un mondo emotivo dentro di sé eppure spesso non riesce a esternarlo attraverso le parole. Il libro, grazie a una serie di espedienti narrativi, vi farà immergere nel suo vissuto e in quello delle persone che la circondano, in maniera sensibile e recettiva. 

Altro aspetto che il libro affronta è l’emotività delle persone che vivono accanto a una persona con disagio psichico. Troppo spesso non si tiene conto del suo essere globale e del suo estendersi anche a famigliari, amici e contesti di vita. Dare voce anche a chi lo vive da vicino, contribuisce a darne una rappresentazione reale e a facilitare un processo di presa di consapevolezza e di realizzazione dei propri desideri e obiettivi.

Resta il fatto che questa è una storia raccontata e potrebbe non essere del tutto vera; i personaggi compiono scelte condivisibili e altri discutibili ma non per questo è da considerarsi distorta o alterata. Compiere scelte a volte non perfettamente corrette fa parte della vita e sicuramente anche queste saranno motivo di lavoro su sé stessi e di crescita personale.

Credo che dalle mie parole non solo si sia capito che il libro mi è piaciuto molto ma credo sia comprensibile un’attenzione e un interesse maggiore perché strettamente legato alla mia professione e perché il target con cui lavoro è proprio quello adolescenziale. 

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3 Risposte a “Recensione di “Il mio nome è Lily””

  1. Che bello vedere che per una volta questo tema non viene trattato con superficialità o per fare p0rn0grsfia del dolore. Penso sia importante abbattere questo tabù

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