Recensione di “Finché non aprirai quel libro”

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Autore: Michiko Aoyama, Daniela Guarino (Traduttrice)

Casa editrice: Garzanti

Anno di pubblicazione: 2022

Genere: Narrativa Giapponese

Trama: Giappone. Per prima cosa si entra in biblioteca. Poi bisogna trovare la signora Komachi, dalla pelle candida e con uno chignon fissato da uno spillone a fiori. Infine, aspettare che ci chieda: «Che cosa cerca?». Sembra una domanda banale, ma non lo è. Perché la signora Komachi non è come le altre bibliotecarie. Lei riesce a intuire quali siano i desideri, i rimorsi e i rimpianti della persona che le sta di fronte. Così, sa consigliare il libro capace di cambiarle la vita. Perché in fondo, come dice Borges, «il libro è una delle possibilità di felicità che abbiamo noi uomini». È così per Tomoka che, fagocitata dalla vita di città, ha smarrito la serenità; per Ryō, che ha un sogno, ma è in eterna attesa del momento giusto per realizzarlo. Poi ci sono Natsumi, che ha visto arenarsi la propria carriera dopo la gravidanza e non ha più la forza di lottare per riavere quello che ha perso; e Hiroya, troppo concentrato su sé stesso per cogliere nuove opportunità. Ognuno di loro esce dalla biblioteca stringendo tra le mani un libro inaspettato, e tra quelle pagine troverà il coraggio di cambiare prospettiva e non arrendersi. A volte è facile smarrire la strada e farsi domande sbagliate che non dissipano la nebbia che si ha davanti. Allora, bisogna guardare oltre e scorgere il raggio di sole che filtra dalle nuvole. La signora Komachi è lì per indicare la strada grazie al potere mai sopito dei libri.

Recensione: Ho sempre avuto una certa difficoltà nel leggere libri di narrativa giapponese. Volevo mettermi alla prova con una raccolta di racconti, in modo da poterla affrontare a piccole dosi, evitando così di immergermi in un romanzo.

Questo libro è stata la soluzione ideale perché composto da piccoli racconti davvero semplici nella loro struttura e nel loro stile, con elementi fantastici che rendono il tutto ancora più leggero e scorrevole.

Le storie hanno un filo conduttore: la bibliotecaria che riesce a scegliere, attraverso poche semplici domande apparentemente banali e scollegate tra di loro, il libro giusto per la persona che si ritrova casualmente di fronte. Il libro scelto sarà per quella persona una sorta di guida per riflettere sulla propria vita, per trovare la strada del cambiamento e per ricercare un po’ di felicità.

La Sig.ra Komachi è la rappresentazione del potere della lettura: i libri possono cambiare la vita e aprirti un mondo fatto di riflessioni, di domande e di risposte a volte trovate. Basta solo scoprire quello giusto e adatto alle nostre esigenze o ai nostri problemi del momento. Ho apprezzato molto questo elemento che, seppur fantastico, mi rispecchia a pieno in qualità di lettrice e di ricercatrice di verità scritte tra le pagine dei libri.

Le storie che vengono raccontate, come dicevo inizialmente, sono semplici, lineari e comuni a molte persone. Chi per un motivo, chi per un altro è insoddisfatto della propria vita e non riesce a comprendere cosa può fare di concreto per fare in modo che cambi. A volte basta davvero poco e una semplice spinta per trovare quello di cui si ha bisogno per sentirsi meglio con sé stessi e realizzati.

Seppur io abbia approvato questo tipo di lettura, ho comunque ancora qualche riserva nei confronti della letteratura giapponese. Questo perché, nonostante le storie mi siano piaciute e io abbia considerato piacevole la loro semplicità, non sono riuscita da empatizzare con nessuno dei protagonisti. La scrittura nipponica mi sembra sempre esser troppo fredda, distaccata e lontana dal mio sentire. Questo mi rende l’esperienza meno immersiva e come uno spettatore esterno e distaccato, vedo scorrere davanti agli occhi le vicende di questi personaggi senza però ritrovarmici e sentirle mie.

I miei tentativi non si fermeranno di certo con questa lettura. Sono sicura che le raccolte riesco ad apprezzarle molto di più rispetto ai romanzi giapponesi; devo solo trovare quella giusta capace di trasmettermi emozioni oltre ad una lettura piacevole.

4+

7 Risposte a “Recensione di “Finché non aprirai quel libro””

  1. Anche io ho un po’ questo problema con la narrativa in generale con quella giapponese in particolare. Non avevo mai pensato di cominciare d una raccolta di racconti, mi hai dato un ottimo spunto!

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  2. Sembra interessante appunto perché una raccolta ed è un po’ inusuale per questa narrativa. Se vuoi un approccio soft, ti posso consigliare banana yoshimoto

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  3. Questo è un libro che sicuramente voglio recuperare amando la narrativa giapponese e ti consiglio di leggere sicuramente altro perché sono davvero molto belli.

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  4. Anche io ho questo problema con la letteratura giapponese, anche se in realtà mi capita di più con quella sudamericana. Forse perché il divario culturale mi sembra incolmabile?

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