Recensione di “The House of Secrets”

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Autore: Brad Meltzer, Tod Goldberg

Casa editrice: Fazi Eitore

Anno di pubblicazione: 2020

Genere: Giallo, Thriller

Trama: Jack Nash, celebre conduttore di The House of Secrets, un programma televisivo su complotti e segreti, ha sempre detto alla figlia che i misteri devono essere risolti. Da bambina, Hazel adorava ascoltare i racconti del padre, soprattutto quello su una Bibbia appartenuta a Benedict Arnold, rinvenuta nel petto di un cadavere. Quando, molti anni dopo, padre e figlia rimangono coinvolti in un incidente, lui muore sul colpo e lei viene colta da un’amnesia che le impedisce di riportare alla mente ricordi legati a emozioni intense. Proprio adesso che gli insegnamenti del padre le servirebbero… Un agente dell’FBI, Trevor Rabkin, si presenta in ospedale facendole strane domande su suo padre. Una volta tornata a casa, cercando di riconnettere i tasselli della propria identità, Hazel scopre dettagli della propria vita di cui non ha alcuna memoria e che le fanno nutrire sempre più dubbi su chi sia veramente. Cosa ha fatto in tutti quegli anni? Perché ha viaggiato per il mondo ripercorrendo i luoghi di alcune puntate di The House of Secrets? La ragazza si rende conto che le cose sono molto più complicate di quanto sembrino. Inseguendo la verità su se stessa e su Jack, Hazel s’imbatte così in una storia intricata, piena di segreti che vanno ben al di là dello show televisivo e che coinvolgono militari, diplomatici e gli stessi servizi segreti americani. Sullo sfondo, una storia – la Storia – che si tramanda di generazione in generazione nella famiglia Nash e che affonda le proprie radici nella guerra d’indipendenza. I misteri devono essere risolti… soprattutto quelli su se stessi.

Recensione: The House of Secrets ha richiesto più del tempo dovuto per la lettura e non perché non mi sia piaciuto ma perché alcuni aspetti hanno rallentato il mio ritmo. Cominciamo con lo stile di scrittura; l’autore ci getta direttamente nella storia, immergendoci completamente nella narrazione e facendoci vivere in prima persona e in maniera alternata, i pensieri e le azioni dei protagonisti. Il linguaggio è semplice e diretto, lo stile molto riflessivo e ponderato, a tratti incalzante, capace di rivelare poco alla volta tutte le verità che saranno necessarie alla risoluzione della storia. Devo dire che ho apprezzato il modo di scrivere e non l’ho trovato per nulla noioso o fuori luogo. Si adatta perfettamente alla narrazione di un giallo, trasmettendo quello stato di coinvolgimento necessario all’immedesimazione. La nostra protagonista, Hazel, ha una sorta di amnesia e questa la rende un po’ difficile da apprezzare. Difatti tende a non dimostrare empatia nei confronti degli altri e viene meno il legame affettivo con altri protagonisti, come ad esempio il padre e il fratello. Sembra per cui una donna cinica, fredda e intenta a creare distanza con gli altri; tutto ciò sappiamo dipendere soprattutto (ma non tutto!) dalla sua condizione medica però, allo stesso tempo, non ci permette di empatizzare con lei. I “cattivi” della situazione, come ogni buon thriller che si rispetti, si riveleranno essere poi tutt’altro e chi invece sembrava essere nel giusto, riuscirà a stupirci. Devo dire che il colpo di scena finale mi ha colpito non poco. Ho apprezzato sopratutto la realtà dei fatti e la possibilità che tutto ciò avvenga davvero all’insaputa dei più. Lo spionaggio sembra essere argomento di molti film ma spesso troppo lontano dalla realtà. Invece questo libro ti dimostra come, dietro le quinte, i vari stati continuino a portare avanti una guerra silenziosa, fatta di informazioni rubate o comprate, di tradimenti e di ricatti. Chissà quante cose non conosciamo e di quante non siamo mai venuti a sapere; sicuramente come il romanzo insegna, molte delle cose che sappiamo in realtà sono solo una facciata e una copertura per altrettante altre di cui non verremo mai a conoscenza. Ho trovato interessante e valida la capacità degli autori di condurti alla risoluzione un passo alla volta, attraverso il ragionamento e le vicissitudini di tutti i personaggi (persino di quelli morti!). Nonostante ognuno percorra una strada diversa, alla fine tutti giungono alla soluzione finale all’unisono, rivelando ciò che aprirà gli occhi al lettore. Il fatto che la narrazione avvenisse da più punti di vista però mi ha creato anche un po’ di confusione perché i capitoli, pur essendo brevi, si alternavano velocemente, costringendomi spesso a cercare di ricordare dove avessi lasciato quel personaggio in particolare, l’ultima volta che stavo leggendo un capitolo dedicato a lui. Avere più punti di vista aiuta nella risoluzione del mistero ma a mio parere rallenta molto la lettura e a volte crea confusione. Inoltre come detto inizialmente, questo romanzo sta a cavallo tra un giallo e e un thriller. Ora sapete bene tutti che sono una grande amante dei thriller ma leggo davvero pochissimi gialli, sopratutto a tema spionaggio. A mio parere il ritmo narrativo di un giallo risulta essere di per sé più lento rispetto a quello di un thriller per cui nei primi ¾ del libro avremo a che fare con tutti gli indizi, le possibili ipotesi e la risoluzione di alcuni misteri. Nelle ultime 50 pagine invece avremo lo stravolgimento completo della storia e l’azione vera e propria, con la rivelazione della verità. È tutto incentrato sulle varie riflessioni che i protagonisti fanno, sulle spiegazioni che si danno e sulle decisioni che prendono in merito a ciò che hanno scoperto. Questo modo di raccontare mi ha un po’ appesantito e mi ha fatto capire che sicuramente i thriller fanno molto di più per me, rispetto ai gialli. In definitiva posso dire che The House of Secrets mi è piaciuto comunque molto, soprattutto per la particolarità della storia ma che pur proponendosi come thriller, in realtà è più vicino al mondo dei gialli e quindi un po’ distante dalle mie solite letture.

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