Recensione di “Questa nostra folle, furiosa città”

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Autore: Guy Gunaratne

Casa editrice: Fazi Editore

Anno di pubblicazione: 2020

Genere: Narrativa contemporanea

Trama: Per Selvon, Ardan e Yusuf, figli di immigrati, cresciuti nella periferia disagiata di Londra, estate significa quello che significa per tutti i loro coetanei: calcio, musica, ragazze. E amicizia, naturalmente; quell’amicizia totale come può esserlo solo un legame fra adolescenti, quasi una fratellanza, l’unico punto fermo in un mondo complicato dal quale non sembra esserci possibilità di fuga. Quando un soldato bianco viene ucciso da un ragazzo di colore, la violenza sotterranea che da sempre abita la città e la ferocia che ne avvelena l’aria esplodono: nessuno è più al sicuro. Nonostante i ragazzi cerchino di restarne fuori, il mondo esterno finisce per travolgere anche loro, ricordandogli in modo brutale la loro drammatica condizione di stranieri nella nazione in cui sono nati: tanto diversi dai terroristi e dai fanatici religiosi, quanto estranei rispetto al popolo inglese purista e nazionalista. Mentre attorno a loro la furia si scatena, Yusuf viene risucchiato in un altro vortice ancora più pericoloso: l’ondata di radicalismo che sta dilagando nella sua moschea e minaccia di trascinare con sé il problematico fratello Irfan.Un romanzo d’esordio esplosivo, che ha portato l’autore fra i finalisti del Man Booker Prize dipingendo in modo vivido la violenza di una periferia degradata di oggi e la forza salvifica dell’amicizia adolescenziale.

Recensione: Sicuramente questo libro è uno di quelli che io considero “Pugni allo stomaco”. Sapevo che il tema trattato mi avrebbe portato a riflettere molto ma non credevo mi avrebbe anche fatto così male. Lo fa in un crescendo narrativo, in un exploit di emozioni e di dolore e in un mix di storie che si intrecciano, portando tutte alla stessa triste e tragica conclusione. Gunaratne ha la capacità di parlare alla gente in una forma molto vicina al mondo giovanile. Il suo è un linguaggio crudo, tagliente e ricco di sfumature. Sfumature come quelle che possiamo ritrovare in tutti i nostri protagonisti di diverse nazionalità che si ritrovano a condividere la condizione di figli di migranti in una città quale Londra, ancora incapace di liberarsi da tutta l’intolleranza e l’odio che aleggia. I nostri protagonisti sono adolescenti che come tutti cercano di vivere la semplicità della propria età. Eppure questo non è possibile perché la vita sicuramente non è stata così benevola nei loro confronti: una generazione di giovani che non si sente né carne né pesce, che vivono in una sorta di limbo tra radici tradizionaliste legate a paesi lontani e una nuova identità più affine con la cultura inglese. Da una parte sentono di appartenere ad entrambe le realtà, allo stesso tempo invece si ritrovano a non avere nulla in comune con nessuna delle due. Nonostante questo volersi quasi tenere fuori da una dicotomia distruttiva, si ritrovano purtroppo immersi in un’atmosfera di violenza e di odio che trascinerà anche loro in una dolorosa fine. L’autore riesce a trasmetterci i pensieri di ognuno, le loro emozioni e la loro personalità. Riesce anche a trasmetterci tutta l’angoscia di una città obnubilata da razzismo, fanatismo e intolleranza. In questo libro non ci sono vinti o vincitori e nemmeno buoni o cattivi. Ognuno a modo suo alimenta e fomenta l’inutile guerra, travolgendo anche chi in quella guerra non ci vuole stare. I ragazzi di cui si parla nel libro saranno segnati a vita da ciò che vedranno e vivranno, affronteranno lotte interiori dolorose e si dovranno arrangiare nel cercare di non perdere una sorta di equilibrio psicologico. Allo stesso tempo attraverso il loro destino, sapranno mostrarci quale è il risultato di tutto questo risentimento e rancore verso il diverso. Ci sbattono in faccia l’insensibilità degli adulti, la malvagità della gente e l’indifferenza di molti. Tu come lettore, non puoi fare a meno di sentirti schiacciato da tutto quello che leggerai e tutto ciò scatenerà in te diversi sentimenti. Consiglio personale: non cadere anche tu nella tentazione di andare appresso a quello che senti, altrimenti questa storia non ti avrà insegnato nulla. È proprio quello che ho apprezzato di più: il libro in questione evidenzia come ogni persona menzionata sia sempre stato convinta di agire nel giusto, di essere la parte buona della storia, quella che ha subito il torto. Come si può essere i buoni, covando vendetta, fomentando ostilità e rovinando indelebilmente la vita dei giovani di cui si è responsabili? L’odio genera altro odio e la violenza non è mai la soluzione. Questo libro mi è entrato nelle ossa, ha impregnato il mio essere e non se ne andrà più via. In un periodo come questo, storie come “La nostra folle, furiosa città” a mio parere DEVONO essere letti. Non mettiamoci la benda negli occhi, apriamo i nostri orizzonti e purifichiamo il nostro essere da tutto ciò che può corroderci e distruggerci.

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10 Risposte a “Recensione di “Questa nostra folle, furiosa città””

  1. Bellissima recensione, lo sto leggendo e la penso come te. Un libro che deve essere letto. Attuale e pungente, fa riflettere molto.

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