Recensione di “Noi”

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Autore: Evgenij Zamjátin

Casa editrice: Fanucci

Anno di pubblicazione: 2021

Genere: Distopico

Trama: «Nel XXVI secolo, nella visione di Zamjatin, gli abitanti di Utopia hanno perso completamente la loro individualità tanto da essere riconosciuti solo come delle matricole. Vivono in case di vetro (questo è stato scritto prima che la televisione venisse inventata), il che consente alla polizia politica, nota come i ‘Custodi’, di sorvegliarli più facilmente. Indossano tutti uniformi identiche e un essere umano è comunemente indicato come ‘una matricola’ o una ‘uníf’ (uniforme). Vivono di cibo sintetico e la loro solita ricreazione è marciare in file di quattro mentre l’inno dello Stato Unico viene trasmesso attraverso gli altoparlanti. A intervalli prestabiliti sono concesse loro le Ore Personali, per abbassare le tende dei loro appartamenti in vetro. Ovviamente non esiste il matrimonio, anche se la vita sessuale non sembra essere completamente promiscua. Per fare l’amore tutti hanno una sorta di cedola rosa, e il partner con cui trascorrere una delle proprie ore di sesso precedentemente assegnata firma un registro. Lo Stato Unico è governato da un personaggio noto come il ‘Benefattore’, che viene eletto annualmente da tutta la popolazione, con voto sempre unanime. Il principio guida dello Stato è che la felicità e la libertà sono incompatibili. Nel Giardino dell’Eden l’uomo era felice, ma nella sua follia esigeva la libertà e fu cacciato nel deserto. Ora lo Stato Unico ha ripristinato la felicità rimuovendo la libertà.» (George Orwell)

Recensione: Sicuramente questa è stata una di quelle letture che prima o poi dovevo assolutamente fare per avere un quadro ancora più completo dei cosiddetti capisaldi della letteratura distopica. Se avete letto 1984 (questo libro è stata fonte di ispirazione per Orwell), non vi sarà difficile trovarvici delle affinità: Parliamo di un mondo dove l’uomo non ha più una sua individualità ma fa parte del cosiddetto “Noi”, di un unico ente rappresentato dallo Stato Unico che controlla che ogni cosa si svolga nel rispetto delle regole matematiche basilari che governano questo mondo. Il nostro protagonista, che come nome porta come tutti una matricola di riconoscimento, decide di scrivere una sorta di diario per trasmettere le proprie conoscenze alle popolazioni dello Spazio che, attraverso l’Integrale (una navicella spaziale che stanno costruendo), verranno conquistate in un futuro prossimo. Questo mondo è circondato da mura di vetro che permettono di vedere l’esterno ovvero la terra così come noi lo conosciamo che continua a prosperare indisturbata. In questo mondo confinato e controllato rigorosamente, la libertà è stata soppressa in favore della “Felicità”. Seguiamo le vicende del nostro protagonista che all’inizio racconta, attraverso il suo flusso di coscienza, ciò in cui fermamente crede; dopo però, in seguito alla conoscenza di una donna, tutto il suo credere così perfetto verrà messo in dubbio e lui stesso verrà coinvolto in una sorta di vera e propria ribellione. Questo distopico in realtà a me ha colpito molto perché come altri classici del genere, ti porta a riflettere e a pensarti in una situazione di quel tipo: un mondo senza libertà, dove tutto è calcolato nei minimi dettagli (anche i rapporti sessuali) e dove il controllo è assoluto, è un mondo che necessita di annientare l’individuo come persona e di lobotomizzarlo ad una massima più grande di lui. Il distopico è l’esagerazione di aspetti e di concetti presenti nelle nostre società odierne: lo stesso “Noi” nasce come romanzo critica alla condizione politica e sociale di quegli anni, oltre che alla meccanizzazione razionale; eppure poi si adegua perfettamente anche al nostro periodo storico. Ogni volta che leggo un distopico mi interrogo sulla mia realtà, sul mio modo di ragionare e sulle scelte che posso e devo fare. Le difficoltà che ho riscontrato in questa lettura sono principalmente legate allo stile di scrittura. Innanzitutto ho sempre avuto una certa indisposizione per i flussi di coscienza; non apprezzo molto il riportare passo per passo i pensieri del protagonista che spesso vengono interrotti e presentano cambi di direzione repentini. Ho sempre trovato complesso seguirne i ragionamenti e soprattutto non perdere la concentrazione. Oltre a questo, io credo che in 1984 tutto fosse molto più manifesto e chiaro: qui invece il tutto va ricostruito, decontestualizzato dal discorso generale e poi rielaborato in una forma di world building politico e sociale. Sicuramente “Noi” è un libro che richiede una forma di concentrazione maggiore rispetto a quella che possedevo io in questo periodo. Nonostante questo, sono molto contenta di averlo letto e di aver arricchito la mia conoscenza dei distopici che hanno fatto la storia e che ancora oggi sono capaci di farci porre delle domande sulla nostra nostra esistenza.

4+

5 Risposte a “Recensione di “Noi””

  1. Grazie mille di questa recensione, è un libro troppo sconosciuto e di cui si dovrebbe parlare di più. Sono contenta che Fanucci lo abbia ristampato, dopo tanto tempo che non si trovava (io ho faticato a trovarlo a suo tempo)

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  2. Non leggo molti dispotici ma sicuramente la storia come l’hai narrata risulta molto particolare ed interessante. Ho visto da poco il telefilm “il racconto dell’ancella” e me l’ha ricordato per la libertà rimossa sopratutto alle donne.

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