Recensione di “Momo”

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Autore: Jonathan Garnier, Rony Hotin, S. A. Cresti (Traduttore)

Casa editrice: Tunué

Anno di pubblicazione: 2020

Genere: Graphic Novel

Trama: L’indimenticabile fragranza dell’infanzia. Momo è una bambina di 5 anni, vive con la nonna in un piccolo villaggio portuale della Normandia. Di tanto in tanto la bambina va sul ponte per riuscire a vedere la barca del padre, marinaio d’altura obbligato dal lavoro a passare lunghi periodi in mare. Alla morte della nonna il pescivendolo del paese si rifiuta di affidare la piccola ai servizi sociali e si offre di ospitarla a casa sua fino al ritorno del padre. Il tempo degli amici, le scoperte, le piccole sciocchezze, la grande felicità e il dolore. Il tempo anche di una costante meraviglia che a volte vanifica le realtà del mondo degli adulti.

Recensione: Momo è una dolcissima graphic novel targata Tunué che ho letto tutto di un fiato in una serata di un week end uggioso. Se vi piacciono come me le storie emozionanti, intense e ricche di buoni sentimenti, Momo fa sicuramente per voi. Partiamo dalla storia: seguiamo le vicende di una piccola bimba che passa la sua estate con la nonna alla quale è molto legata, perché il papà pescatore è sempre per mare e passa poco tempo sulla terra ferma. Momo si dimostra da subito una fanciulla vivace, esuberante e molto intelligente. Allo stesso tempo però è estremamente sensibile e ha la capacità di arrivare all’animo umano. È estremamente curiosa e non si fa problemi a porre domande quando ha qualche dubbio, anche su aspetti di vita che le sono ancora ignari. La bellezza di questa prima parte della graphic novel sta proprio nella spontanea curiosità tipica di una bambina di quell’età, caratterizzata da una fanciullesca ingenuità. Momo mette in crisi gli adulti con il suo essere così diretta e il suo esser capace di arrivare al punto senza giri di parole. Allo stesso tempo però permette una messa in discussione, facilità una capacità di riflessione e aiuta l’adulto a rivedere le proprie credenze, così come non sarebbe riuscito a fare senza quella spinta di Momo. Quasi a voler sottolineare il fatto che troppo spesso non diamo importanza a ciò che ci viene detto dai più piccoli; eppure molte volte sono loro quelli che ci fanno aprire gli occhi e ci fanno vedere il mondo con una sguardo diverso, forse migliore. La seconda parte della graphic novel è incentrata su un momento molto difficile della bimba. Non vi nego che ho pianto e che mi sono emozionata insieme a Momo, ricordando un po’ quando anche io ho affrontato lo stesso momento. In questa parte ci ritroviamo a vivere tutte le emozioni della piccola protagonista e vorremmo abbracciarla, stringerla e dirle che tutto andrà bene, così come abbiamo avuto bisogno noi di quegli abbracci in certi momenti della nostra infanzia. La narrazione ha quella tranquillità e quella calma necessaria a farti assorbire passo per passo tutta l’emotività della storia. È come quando in estate,il tempo scorre lentamente e tutta quell’attesa ti permette di riflettere, di porti domande e di capire molte cose che in altri momenti frenetici non troverebbero soluzione. Ecco, potrei paragonare questa storia proprio ad una vacanza estiva, all’apparenza leggera ma capace di cambiarti profondamente. I disegni poi a mio parere hanno quel tratto molto simile ai disegni giapponesi che io amo. I colori caldi e pastello, le linee morbide e famigliari, le espressioni marcate e protagoniste, permettono di godere delle tavole in tutta la loro globalità, avvolgendoti e facendoti immergere nei ricordi più vividi. Ho già detto che amo le graphic novel della Tunué? Comunque vale sempre la pena ripeterlo e spingervi a leggere questi piccoli gioielli.

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