Recensione di “L’uomo del bosco”

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Autore: Mirko Zilahy

Casa editrice: Longanesi

Anno di pubblicazione: 2021

Genere: Thriller

Trama: Il professor John Glynn, scienziato di fama mondiale, è al lavoro su una speciale sonda geofonica, SismoTime, che ascoltando la voce del nostro pianeta – i movimenti nelle profondità della crosta terrestre – sarà in grado di prevedere ogni tipo di terremoto con grande anticipo salvando milioni di vite umane. Nel momento in cui presenta la sua invenzione alla stampa, John Glynn è una stella del firmamento accademico, ma nessuno sa che la causa scatenante di quella ascesa straordinaria ha una precisa data di nascita: il 19/04/1990, quando, poco prima dell’alba, suo padre Liam Glynn – il grande eretico delle scienze geologiche degli anni Ottanta – scompare nell’esplosione di una miniera in Belgio insieme alla sua squadra di estrattori. Da quel tragico giorno sono trascorsi trent’anni e per John la memoria di quel tempo si è polverizzata in un oblio nebuloso. Almeno finché la sua famiglia non si trasferisce nella casa che affaccia sulla fiabesca Civita di Bagnoregio, la città che muore. Da quel momento una serie di eventi straordinari – la scomparsa di una sonda nei boschi di Civita, l’apparizione di un poliziotto con una VHS appartenuta a suo padre, gli sms che riceve da vecchi compagni di scuola e quella voce che abita i suoi incubi, notte dopo notte – sconvolge la vita perfetta del professore. Come se con un gesto magico avesse spalancato un abisso da cui affiorano pezzi di un mosaico spaventoso, John si ritroverà a fare i conti con un passato sepolto sotto gli strati di un peccato originale antico quanto è antico il mondo. Perché nel bosco dell’infanzia si nasconde il segreto più spaventoso. È lì che ci aspetta. Ed è lì che lo ritroveremo.

Recensione: Avevo proprio bisogno di un thriller che mi trasmettesse trepidazione, suspense e soprattutto mi lasciasse col dubbio fino alla fine della storia. Ho trovato tutto questo con “L’Uomo del Bosco” ma ho avuto il piacere di leggerci dentro molto altro. Partiamo col dire che questo libro è un ottimo mix di diversi generi. Voi vi approccerete a lui come lettori di thriller ma vi ritroverete di fronte anche un poliziesco, un paranormale e un romanzo di formazione. L’autore è stata capace di mischiare questi generi tra loro, in maniera perfetta e soprattutto in modo molto convincente. La forza di questo libro sta anche nell’approfondimento scientifico e nella cura dei dettagli informativi circa argomenti narrati quali luoghi, eventi e teorie. Si vede che l’autore ha studiato dettagliatamente prima di scrivere questa storia e il suo impegno ha reso il tutto ancora più reale e convincente. Lo stile di scrittura è ipnotizzante e accattivante; una penna fluida, lineare, capace di iniziare diversi percorsi per poi farli intrecciare tutti verso un unico punto comune inimmaginabile, sorprendente e svelato poco alla volta in ogni suo particolare. Come un grande puzzle, all’inizio i pezzi sembrano non combaciare, possibili soluzioni si presentano di fronte a noi e il tutto sembra ai nostri occhi, fin troppo facile; lo scrittore è riuscito invece a stupirmi e ha svelato un finale a mio parere impossibile da prevedere. Molto interessante è stato tutto il contesto all’interno del quale viene narrata la storia. Il nostro protagonista è un geologo di fama mondiale con un passato che schiaccia e che ha creato in lui fantasmi difficili da affrontare. Figlio di un visionario dello stesso campo, si ritroverà a dover fare i conti con i propri ricordi e con un trauma mai superato. La geologia stessa, professione di entrambi gli uomini, in realtà è interpretabile come una metafora della vita: bisogna restare con i piedi ben saldi per terra, entrare in contatto con il terreno sottostante e scavare in profondità per far venire a galla la verità. Allo stesso tempo, seguiamo parallelamente le vicende di un poliziotto che, nonostante le sue grandi aspirazioni, si ritrova a vivere una vita a metà, incompiuta come capo delle guardie di uno dei penitenziari psichiatrici più inquietanti d’Italia. Anche lui verrà in contatto con un’altra verità celata e si sentirà in dovere di dar voce a chi, dal resto del mondo, viene visto solo come l’ennesimo mostro. La maestria dell’autore è stata anche quella di riuscire a dar voce a personaggi secondari, a dare spessore a molti, raccontando di famiglie spezzate o in crisi, di amici d’infanzia con cui si condividono paure, insicurezze e segreti, di persone incapaci di superare traumi e di affrontare il dolore. Queste storie si intrecceranno tra di loro e ogni tassello troverà posto all’interno del quadro generale, in una storia amara e difficile da digerire. Vi consiglio vivamente questo libro sia che siate amanti del genere thriller, poliziesco, sia che non lo siate. Sono sicura che riuscirà comunque a catturare l’attenzione di qualsiasi tipo di lettore per la sua capacità evocativa e per il suo ingegno narrativo.

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9 Risposte a “Recensione di “L’uomo del bosco””

  1. Adoro quando un libro presenta così tanti mix di generi senza sembrare un mappazzone. Da come ne parli la scrittura mi sembra molto accattivante, un thriller che trasmette suslance e da cui non riesci a staccarti, mi segno il titolo da inserire nelle prossime letture!

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  2. Quanto adoro quando i libri sono accurati scientificamente. Mi dà fastidio quando la roba viene buttata a caso senza avere un senso

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