Recensione di “La memoria di Babel”

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Autore: Christelle Dabos

Casa editrice: Edizioni e/o

Anno di pubblicazione: 2019

Genere: Fantasy

Trama: Nel terzo intenso volume della saga Christelle Dabos ci fa esplorare la meravigliosa città di Babel. Nel cuore di Ofelia vive un segreto inafferrabile, chiave del passato e, nello stesso tempo, chiave di un futuro incerto. Dopo due anni e sette mesi passati a mordere il freno su Anima, la sua arca, per Ofelia è finalmente arrivato il momento di agire, sfruttare quanto ha scoperto nel Libro di Faruk e saputo dai frammenti di informazioni divulgate da Dio. Con una falsa identità si reca su Babel, arca cosmopolita e gioiello di modernità. Basterà il suo talento di lettrice a sventare le trappole di avversari sempre più temibili? Ha ancora una minima possibilità di ritrovare le tracce di Thorn?

Recensione: Questa saga, come è successo per gli altri due volumi, non mi delude e mi fa immergere completamente nel mondo fantastico creato dalla Dabos; eppure… Si, perché c’è un “però” in questa lettura. O meglio, alcuni “però” che vi spiegherò. Andiamo con calma e cominciamo col dire che lo stile ovviamente è lo stesso, inconfondibile e magistrale, al quale l’autrice ci ha abituati. La scrittura è evocativa, completa e scorrevole, capace di rendere quasi tangibili ambienti, eventi, personaggi ed emozioni. La storia è accattivante e le arche si manifestano nella nostra mente e man mano che andiamo avanti, sembra quasi di vivere nel mondo descritto. Babel è un’arca suggestiva, con misteri e regole particolari, anch’essa capace di catturare l’attenzione del lettore e di spingerne la curiosità fino alla voglia di conoscenza di ulteriori particolari. Oltre ai personaggi che già conosciamo, in questo terzo volume ce ne vengono presentati di nuovi; in particolare mi sono affezionata al buon vecchio bibliotecario e alla sua storia. Ora vi starete chiedendo: Ma se ti è sembrato tutto così perfetto, perché c’è un “però”? Partiamo proprio dai nuovi personaggi. Sebbene li abbia trovati attinenti alla storia, considero alcuni poco sviluppati, con apparizioni sporadiche e poco approfonditi dal punto di vista psicologico. Per esempio una Mediana, a mio parere, poteva essere caratterizzata maggiormente visto il potenziale del suo ruolo nel racconto. Inoltre, pur amando Ophelia, la mancanza di Thorn si è sentita e a mio parere, è riapparso troppo in la nella storia. Altro tasto un po’ dolente è stato il ritmo narrativo. Il libro per ben ¾ è stato molto lento; ci sta perché comunque lo si può considerare un libro di passaggio, chiarificatore su alcuni aspetti e introduttivo per altri. Resta il fatto che nel momento in cui le vicende diventano più movimentate, il libro termina troppo frettolosamente e non da il giusto spazio alla risoluzione degli eventi. Ovviamente non posso entrare nei particolari perché altrimenti farei spoiler però devo dire che dopo la suspense creatasi in tutta la prima parte del libro, mi sarei aspettata comunque un atto finale coi botti. Invece il tutto si è svolto troppo velocemente e secondo me anche un po’ buttato li, a caso. Ovviamente posso dire che per una buona parte della lettura ho odiato (come mio solito) il carattere burbero di Thorn per poi ricredermi come sempre e confermare la mia ship del cuore. Questo è uno di quei pochi libri che mi fanno apprezzare il lato romance perché così reale e graduale (l’insta-love qui non si sa nemmeno cosa sia!). l’ultima scena, signore/i mie/i vale tutta la lettura. Ho chiuso il libro esclamando “finalmente, era ora!” e l’attesa n’è valsa la pena. Ovviamente, nonostante io abbia elencato ciò che non mi ha convinto, questo libro per me rimane comunque bellissimo perché parte di una storia stupenda che è stata capace di catturarmi fin dalle prime pagine. Posso solo dire che tra i tre finora letti, resta il mio meno preferito.

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