Recensione de “Le Esiliate”

Autore: Christina Baker Kline, Roberta Zuppet (Traduttrice)

Casa Editrice: HarperCollins

Anno: 2023

Genere: Narrativa, Cultura e Società, Storia

Trama: Londra, 1840. Evangeline è un’ingenua ragazza che fa la governante presso una ricca famiglia di città. Sedotta dal rampollo di casa, rimane incinta. Per liberarsi del problema, la padrona la taccia di furto e la fa arrestare. Dopo mesi nella fetida, sovraffollata prigione di Newgate, Evangeline viene condannata a imbarcarsi per la Terra di Van Diemen, una colonia penale in Australia. Benché incerta di quello che la aspetta Evangeline sa una cosa: il bambino che sta aspettando nascerà prima del suo arrivo in quella terra lontana. Durante il viaggio su una nave di schiavi, la Medea, Evangeline stringe amicizia con Hazel, una ragazzina che è stata condannata a sette anni di esilio per aver rubato un cucchiaio d’argento. Hazel è molto più astuta di lei, ed essendo un’esperta ostetrica ed erborista, offre aiuto e rimedi casalinghi alle prigioniere e ai marinai in cambio di favori. Benché l’Australia sia stata la patria del popolo aborigeno per più di 50.000 anni, il Governo inglese considera la colonia un luogo non civilizzato e i nativi come un fastidioso inconveniente. Quando la Medea attracca, la loro terra è stata occupata dai bianchi e molti dei nativi sono stati forzatamente spostati altrove. Fra questi c’è Mathinna, la figlia orfana del capo della tribù Lowreenne, che è stata adottata dal nuovo governatore della Terra di Van Diemen.

Recensione: Per comprendere al meglio romanzi di questo tipo è secondo me importante contestualizzare la storia che ovviamente, pur non coinvolgendo personaggi e avvenimenti realmente accaduti, si basa su un periodo storico ben preciso e reale. Dopo la guerra di Indipendenza americana, la Britannia iniziò a utilizzare l’Australia come territorio per le colonie penali. Una colonia penale era una colonia sfruttata per detenere prigionieri che venivano sottoposti ai lavori forzati oppure a lavori nelle abitazioni dei coloni liberi. Una tra le più famose è stata quella della terra di Van Diemen e i prigionieri ci arrivavano dopo un lunghissimo periodo estenuante di navigazione, in condizioni davvero disumane.

La nostra storia parte proprio da qui; la protagonista, Evangeline, dopo esser stata accusata ingiustamente di furto, si ritrova imprigionata e condannata a scontare la sua pena nella colonia australiana. Noi lettori ci ritroviamo immersi nell’assurdità dell’evento: ci ritroviamo increduli insieme a lei, di fronte all’accusa e soffriamo insieme per la crudeltà e l’ingiustizia dei fatti.

Parallelamente seguiamo le vicende di una bambina di origini australiane, figlia di un capo tribù, che viene sradicata dal suo contesto famigliare per essere trasferita come fenomeno da baraccone e oggetto di arredamento presso la dimora di una delle famiglie più abbienti della città.

Due storie che sembrano non essere collegate tra di loro ma che in un modo e in un altro si intrecciano e s influenzano segnando indissolubilmente l’epilogo di entrambe.

Questa è una lettura che colpisce dritta al cuore e allo stomaco come un forte pugno ben piazzato. Non appena siete convinti di aver raggiunto un minimo di tranquillità, ecco che gli eventi della vita e le circostanze riporteranno le nostre donne a precipitare in un baratro del quale non si vede la fine.

“Le Esiliate” è un libro che mette a nudo senza tanti fronzoli le condizioni e le sofferenze dei prigionieri dell’epoca, in particolare modo lo stato in cui erano costrette a vivere le donne e le innumerevoli difficoltà che dovevano affrontare.

La vita in carcere e nelle colonie penali era davvero dura, a volte peggiorata da punizioni fisiche e perfide. Molte delle prigioniere arrivavano in condizioni già precarie, in stato di attesa oppure accompagnate da neonati che purtroppo non superavano i primi giorni di prigionia. Oltre ai maltrattamenti, conducevano una vita di stenti, sottoposte a denutrizione o in balia di malattie di ogni tipo, peggiorate dalle pessime condizioni igieniche e dalle poche conoscenze mediche. Molte di queste donne erano solite rivolgersi ad altre donne che praticavano le cure attraverso l’utilizzo di erbe spontanee e di rimedi naturali. Viste perlopiù come fattucchiere, venivano emarginate e mortificate; queste umiliazioni le costringevano a distribuire consigli e cure in maniera del tutto mascherata, anche per proteggere la loro persona.

Le pene erano spesso lunghissime, per cui oltre al rischio di morire nel campo prigionia, le prigioniere spesso, una volta terminata, non facevano più ritorno nella madre patria e si ritrovavano a doversi ricostruire una vita dal nulla in una terra sconosciuta.

Altro argomento davvero interessante è legato invece al genocidio e allo sfruttamento della popolazione nativa dell’Australia. Un popolo legato profondamente alla sua terra, composto perlopiù da cacciatori e raccoglitori con una forte cultura e radicati valori spirituali; un popolo molto variegato, con diversi gruppi caratterizzate da lingue e religione diversa.

Si stima che già nel 1830 ne sopravvissero solo 80.000 su 1 milione e che, in seguito alla trasformazione dell’Australia in colonia penale, cominciarono anche a confinarli nelle riserve e a predisporre trasferimenti forzati, per il piacere di famiglie altolocate inglesi. Nel libro, seguiremo le tristi vicissitudini di una bambina nativa, costretta ad abbandonare la sua famiglia e il suo contesto solo perché all’epoca le autorità portavano via i bambini per privarli della loro identità culturale e “civilizzarli”. Attraverso la lettura, scopriremo le ripercussioni e i danni psicologici che questa pratica provocava su questi bambini.

“Le esiliate” è un libro romanzato ma non edulcora la pillola; è schietto e profondo allo stesso tempo, capace di trasmettere un sentimento di angoscia e di sofferenza in chiunque abbia anche solo un briciolo di umanità.

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6 Risposte a “Recensione de “Le Esiliate””

  1. Sembra un libro davvero doloroso, io ho grande difficoltà a leggere libri che mi facciano vivere tutta questa sofferenza, devo essere nel periodo giusto emotivamente

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