Recensione de “Il Sognatore”

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Autore: Laini Taylor
Casa editrice: Fazi
Anno di pubblicazione: 2018
Genere: Fantasy

Trama: È il sogno a scegliere il sognatore, e non il contrario: Lazlo Strange ne è sicuro, ma è anche assolutamente.certo che il suo sogno sia destinato a non avverarsi mai. Orfano, allevato da monaci austeri che hanno cercato in tutti i modi di estirpare dalla sua mente il germe della fantasia, il piccolo Lazlo sembra destinato a un’esistenza anonima. Eppure il bambino rimane affascinato dai racconti confusi di un monaco anziano, racconti che parlano della città perduta di Pianto, caduta nell’oblio da duecento anni: ma quale evento inimmaginabile e terribile ha cancellato questo luogo mitico dalla memoria del mondo? I segreti della città leggendaria si trasformano per Lazlo in un’ossessione. Una volta diventato bibliotecario, il ragazzo alimenterà la sua sete di conoscenza con le storie contenute nei libri dimenticati della Grande Biblioteca, pur sapendo che il suo sogno più grande, ossia vedere la misteriosa Pianto con i propri occhi, rimarrà irrealizzato. Ma quando un eroe straniero, chiamato il Massacratore degli Dèi, e la sua delegazione di guerrieri si presentano alla biblioteca, per Strange il Sognatore si delinea l’opportunità di vivere un’avventura dalle premesse straordinarie.

Recensione: Ci troviamo in un periodo storico non ben definito, in un mondo inventato dall’autrice caratterizzato a mio parere da forti rimandi al periodo del Medioevo per stili di vita e mestieri descritti. Il racconto parte un po’ lento in quanto l’autrice dedica una buona parte ad un’introduzione di quello che ci aspetta nell’ultima fase del libro e sicuramente nel secondo e ultimo volume di questa duologia. Lazlo è il protagonista della storia, un ragazzo nato in circostanze sfortunate e cresciuto da Monaci che hanno cercato durante tutta la sua infanzia e adolescenza di tagliargli le ali e di controllare la sua indole esplorativa, il suo atteggiamento filosofico alla vita e la sua curiosità tipica di chi si pone domande tuttavia non fermandosi alle prime risposte. Lazlo è un sognatore, rappresenta un po’ tutti noi in quel momento della nostra vita dove volgiamo credere fermamente in qualcosa e cerchiamo in tutti modi di trovarla, non smettendo mai di provare a raggiungerla. E poi c’è Sarai. Lei rappresenta quello di cui abbiamo paura solo perché non conosciamo e non siamo capaci di spiegarci. È anche lei a modo suo una sognatrice, ma vedremo che con lei il sogno acquisirà tutto un altro significato e incarnerà sentimenti ed emozioni tipiche ancor oggi dell’uomo e della sua natura. Oltre ai protagonisti la Taylor ha aggiunto tutta un altra serie di personaggi ben caratterizzati e strutturati in termini di personalità che non ruotano come pedine intorno ai due principali ma che hanno ruoli ben precisi e fondamentali ai fini della trama. Lo stile della Taylor è sublime, onirico, melodico. Con le parole avvolge ogni scena descritta e ne rimanda un’immagine poetica carica di emotività e di pathos. Inoltre ha una capacità descrittiva sia in termini di psicologia dei personaggi, sia in termini di vicende che portano il lettore a restare incollato alle pagine e ad immedesimarsi nella storia, quasi come parte integrante di essa. Questo libro è stato per me una piacevole scoperta. Ammetto di aver già affrontato la scrittura della Taylor con “La chimera di Praga” e di non esser riuscita ad apprezzarne le capacità. Ho voluto darle una seconda possibilità e ho sicuramente fatto la scelta migliore. Mi sono letteralmente innamorata di questa storia e delle sue qualità narrative. Il libro lo trovo un validissimo fantasy che si fa strada in un mare di libri a volte scadenti e poco curati. C’è una storia avvincente, c’è la giusta dose di emotività, c’è una morale e c’è l’elemento magico non scontato e svalorizzato come spesso accade. È da considerarsi un libro diverso dal comune, capace di catturarti e di trasportarti in un altro mondo di cui farai parte e che sentirai anche tuo. Per i più romantici, c’è anche l’amore pero quello genuino, puro, incondizionato che nasce quasi in maniera infantile per poi diventare emblema di salvezza di speranza. Mi sento di consigliarvi vivamente di leggere questo libro e di riflettere su ciò che di sottofondo rimanda, così attuale e così calzante alle vicissitudine dei giorni nostri. Io sicuramente non tarderò molto a leggere il secondo e ultimo volume.

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2 Risposte a “Recensione de “Il Sognatore””

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